Ecosistema

Su biodiversità accordo storico all’Onu: 30% di superficie mondiale protetta entro il 2030

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Arcipelago Toscano, isola di Pianosa (foto da www.federparchi.it)

Il presidente di Federparchi Sammuri: “In Italia obiettivo a portata di mano”. Cautela da Legambiente: “Un primo passo ma non sufficiente”. 

 

Redazione
20 dicembre 2022 

Un accordo storico per proteggere il 30% della biodiversità mondiale. È quello raggiunto dai Paesi partecipanti alla Cop 15 della CBD (Convention on Biological Diversity) dell’Onu in corso a Montreal.
L’intesa prevede di rendere area protetta il 30% del territorio e dei mari al 2030, di stanziare 30 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo nella tutela della natura, di risanare il 30% degli ecosistemi degradati e di dimezzare il rischio legato ai pesticidi.
Quello che è stato considerato da molti “il più ambizioso piano globale mai sviluppato per la biodiversità” è stato votato all’unanimità e sottoscritto da tutti i 196 Stati membri.

“È un accordo epocale – commenta soddisfatto il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, presidente anche del Parco Nazionale Arcipelago Toscano – che sottolinea il ruolo e l’importanza delle aree protette non solo per la tutela della biodiversità, preziosa per la nostra sopravvivenza, ma anche per il ruolo che i parchi svolgono e possono ulteriormente svolgere per il contrasto e l’adattamento ai mutamenti climatici e il sostegno a politiche di sviluppo sostenibile”.

Quanto all’Italia, non bisogna perdere tempo: “Nel nostro Paese siamo già al 22% di superficie protetta a terra e l’obiettivo del 30%, con impegno e volontà politica, è a portata di mano. Per le aree marine protette, oggi al 16% di superficie tutelata, servirà uno sforzo aggiuntivo, ma anche qui è possibile procedere speditamente. L’importante è crederci”.

Qualche perplessità arriva da Legambiente, che giudica l’accordo finale della COP15 un primo passo, ma non sufficiente. “Per garantirne l’efficacia – argomenta il presidente nazionale Stefano Ciafani – serve un’azione forte e decisa da parte dei governi che dovranno attuare l’accordo a livello nazionale. Ai singoli Paesi è stata, infatti, lasciata troppa discrezionalità, per questo sarà fondamentale che i singoli Stati adottino politiche specifiche per garantirne l’efficacia in tempi brevi e raggiungere gli obiettivi di conservazione della natura. A questo riguardo dall’Italia, che è il Paese europeo con maggiore biodiversità, ci aspettiamo un’azione politica seria e decisa in questa direzione. Non sono ammessi più ritardi, è ora di agire”.