Acari parassiti, pesticidi ed eventi estremi sono tra le cause di moria delle api. Uno studio indica fertilizzanti naturali e consociazione agricola tra le soluzioni.
Redazione
7 dicembre 2022
PISA, FIRENZE – Tra i principali fattori che incidono sul declino e la moria delle api ci sono alcuni acari parassiti, l’esposizione ai pesticidi e gli eventi meteorologici estremi. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su Scientific Reports grazie al contributo di un team di ricercatori legato alla Scuola Superiore Sant’Anna. “La lotta all’acaro parassita Varroa destructor rappresenta una delle sfide più importanti per l’apicoltura moderna – ha dichiarato Luca Insolia, primo autore dello studio – e gli apicoltori potrebbero sfruttare i risultati della nostra ricerca per mettere a punto trattamenti più efficaci e supportare varie altre pratiche apicole come il nomadismo, la nutrizione suppletiva e lo svernamento”.
Comprendere il declino delle api è di assoluta importanza perché gli impollinatori ricoprono un ruolo fondamentale dal punto di vista biologico ed economico. Per affrontare il tema dei pesticidi martedì 6 e mercoledì 7 dicembre si svolge a Porto (Portogallo) un seminario internazionale su energia e fertilizzanti con l’obiettivo di costruire sistemi agricoli e alimentari resilienti, attraverso approcci intelligenti di economia circolare. Tra i relatori c’è Elisa Pellegrino, ricercatrice in Agronomia e Coltivazioni erbacee del Centro di Ricerca in Produzioni vegetali della Scuola Superiore Sant’Anna, chiamata a presentare i risultati di FERTIBIO (fertilizzanti biologici e loro applicazione in diversi settori produttivi dell’agricoltura toscana), con l’obiettivo di superare la dipendenza dai fertilizzanti sintetici e dall’energia fossile utilizzando i microorganismi del suolo, migliorare la fertilità del suolo e la qualità delle rese.
Dal progetto interuniversitario europeo Legume-Cereal Intercropping for Sustainable Agriculture Across Europe, coordinato dall’Ateneo di Firenze, emerge invece come coltivare contemporaneamente due o più specie (preferibilmente legumi e cereali) nello stesso terreno allo scopo di aumentare la produttività del suolo e la qualità della coltura, abbattendo il ricorso a pesticidi, fertilizzanti e trattamenti antiparassitari. Sono numerosi i benefici ambientali ed economici offerti dalla tecnica della consociazione (intercropping), oggi ancora poco diffusa tra gli addetti ai lavori.
“Ad oggi si registra ancora una bassa accettazione della consociazione da parte degli agricoltori europei – spiegano i ricercatori Giacomo Pietramellara e Shamina Imran Pathan – ma il progetto si propone di promuovere la conoscenza di questa tecnica evidenziandone le ricadute economiche, ambientali e sociali. Agli agricoltori sarà proposta l’adozione del modello di legumi e cereali che permette un notevole miglioramento in termini di efficienza nell’utilizzo dei nutrienti da parte delle piante”.
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