Dalle associazioni agricole e da gran parte delle istituzioni l’attacco al cibo di laboratorio è unanime ma l’agricoltura deve risolvere alcune annose questioni.
Redazione
18 novembre 2022
Negli Stati Uniti la società americana Beyond Meat ha iniziato la produzione di carne sintetica con il sostegno di numerosi colossi della finanza come Bill Gates (fondatore di Microsoft), Eric Schmidt (cofondatore di Google), Peter Thiel (co-fondatore di PayPal), Marc Andreessen (fondatore di Netscape), Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) e Vinod Khosla (Sun Microsystems).
Questi prodotti dovrebbero essere commercializzati nel secondo semestre del 2023 e potrebbero essere introdotti presto anche a livello comunitario. Di questioni aperte ce ne sono tante: il tema etico, l’effettiva sostenibilità dei diversi sviluppi del cibo sintetico, l’eventuale coinvolgimento di cellule animali per la produzione, l’affiancamento al cibo “normale”, l’affinamento dei sapori, la sua commercializzazione e l’impatto sul mercato.
Il cibo artificiale più famoso è naturalmente la carne sintetica o fake meat, mentre il processo produttivo del pesce sintetico sembra essere ancora molto costoso. Si parla anche di latte prodotto senza mucche, uova “covate” senza galline, miele senza il volo delle api.
Coldiretti, nel frattempo, ha iniziato una raccolta firme in tutta Italia con l’obiettivo di promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione di cibo sintetico in Italia. La petizione è stata firmata anche dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e dalla vicepresidente e assessora all’Agroalimentare Stefania Saccardi. “C’è una precisa strategia delle multinazionali che puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione – spiega Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana – ma siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare.
Anche per Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana “la scienza, la ricerca e la tecnologia sono fondamentali per innovare i processi produttivi agricoli, ma devono avere come obiettivo la sostenibilità del sistema ambientale economico e sociale per creare prodotti che sappiano valorizzare la qualità del nostro cibo”.
In Toscana sembra ormai di vedere una levata di scudi generalizzata e di buon senso, anche da parte delle istituzioni, cui sarebbe auspicabile però assistere anche nei confronti di altri pericoli per la nostra alimentazione: allevamenti intensivi, Ogm e pesticidi, tanto per citarne qualcuno. Il cibo buono e sano non può prescindere da un approccio meno industriale e globalizzato nella sua produzione.
Aggiungi un commento