Arpat rende noti gli esiti dei controlli eseguiti nel 2021 sul 90% degli impianti. La situazione peggiore nelle province di Lucca e Pistoia.
di Gabriella Congedo
7 ottobre 2022
In Toscana circa un terzo dei depuratori di acque reflue urbane non ha tutte le carte in regola, con irregolarità più o meno gravi. Il record negativo appartiene alle province di Lucca e Pistoia. È quanto emerge dai controlli effettuati l’anno scorso da ARPAT, l’Agenzia regionale per l’ambiente.
Nel 2021 ARPAT ha controllato la qualità dello scarico finale di 180 impianti di depurazione di reflui urbani con potenzialità maggiore di 2.000 AE (abitanti equivalenti) se confluiscono in acque superficiali, maggiore di 10.000 AE se confluiscono in acque marino costiere, su un totale di 201 impianti esistenti in Toscana (90%).
L’attività di controllo, si apprende dall’agenzia regionale, viene svolta in collaborazione con i gestori del Servizio Idrico Integrato attraverso appositi protocolli.
ARPAT ha analizzato 485 campioni prelevati nei 180 impianti controllati che trattano reflui per circa 8 milioni 600.000 Abitanti Equivalenti. I controlli consistono in ispezioni complete per verificare il rispetto delle prescrizioni inserite nell’atto autorizzativo allo scarico e la corretta gestione dell’impianto.
Sono emerse 90 irregolarità accertate da ARPAT che hanno interessato 57 impianti, circa il 32% del totale dei depuratori controllati. Le violazioni contestate si sono tradotte in 81 sanzioni amministrative e 9 di tipo penale con comunicazioni di notizie di reato.
Rispetto al 2020 sono aumentati gli impianti controllati (circa 10 in più) e le sanzioni amministrative (17 sanzioni in più); pressoché stabili le notizie di reato (una in più). I depuratori oggetto di sanzione amministrativa sono 13 in più rispetto allo scorso anno (da 42 si passa quest’anno a 55 impianti) mentre rimane stabile il numero di impianti su cui è stata eseguita una comunicazione di reato.
Le violazioni riguardano per lo più superamenti dei limiti di legge di alcuni parametri e mancato rispetto di prescrizioni contenute negli atti autorizzativi.
I parametri superati con maggior frequenza sono solidi sospesi e BOD5 (acronimo dell’inglese Biochemical Oxygen Demand), seguiti da Escherichia coli. Più limitati i superamenti di COD (Domanda chimica di ossigeno, un indicatore dell’inquinamento idrico), azoto ammoniacale, nitroso e nitrico, seguiti da zinco (3 casi), rame, alluminio e ferro (un superamento ognuno).
Gli impianti di depurazione controllati nel 2021 sono distribuiti tra i 15 gestori compresi quelli fuori dal servizio idrico integrato (Aquapur, Aquarno, CuoioDepur, Gida). Gli impianti di dimensioni maggiori di 100.000 Abitanti Equivalenti sono quelli con le percentuali più alte di irregolarità sia amministrative (70%) che penali (30%).
La maggior parte delle irregolarità è stata riscontrata su impianti nelle province di Lucca (60%) e Pistoia (63%).
La provincia di Lucca detiene il record delle irregolarità amministrative (24), in gran parte per il superamento del parametro microbiologico Escherichia coli.
Nella provincia di Pistoia le violazioni amministrative registrate riguardano il superamento di azoto ammoniacale, ferro, azoto nitroso, Escherichia coli.
Un discorso a parte ARPAT lo riserva alla provincia di Pisa dove i depuratori – gestiti dai consorzi Cuiodepur e Aquarno – sono prevalentemente al servizio dell’industria conciaria ed hanno, come si può immaginare, ben altri carichi inquinanti da smaltire.
Nel Rapporto è possibile consultare nel dettaglio gli esiti dei controlli per singola provincia con l’anagrafica di ogni impianto e le sanzioni elevate nel 2021.
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