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Geotermia, la Regione Toscana vuole il raddoppio: “Basta incertezze dal Governo”

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L’assessora Monia Monni chiede al prossimo esecutivo di sbloccare subito le gare oppure prorogare le concessioni, che scadranno nel 2024.

 

Redazione
6 ottobre 2022

Arrivare al raddoppio della potenza geotermica entro il 2050. A Earth, fiera dell’innovazione tecnologica in campo ambientale, l’assessora regionale all’Ambiente Monia Monni definisce la volontà della Regione Toscana di puntare sulla geotermia e chiede un deciso intervento del Governo, invitando a rompere l’attuale situazione di ‘non decisione’ per arrivare già nel 2030 a un incremento di 200 MW di potenza.

In Toscana la geotermia è la regina delle rinnovabili – ha argomentato Monni – è sicura, non influenzata dal meteo e rappresenta un’occasione di crescita per l’intero territorio. Non possiamo perdere il treno del raddoppio della potenzia geotermica da installare in Italia al 2050 e, da subito, dobbiamo lavorare per arrivare a un incremento di 200MW al 2030”.

Il ministro (uscente) per la Transizione Ecologica Cingolani si è dimostrato piuttosto tiepido sull’argomento geotermia. Adesso la palla passerà al nuovo esecutivo. L’assessora chiede al futuro Governo di uscire dall’incertezza e scegliere subito una delle due strade: mettere la Regione in condizione di fare subito le gare, visto che le concessioni scadranno nel 2024; oppure prorogare le concessioni. Soluzioni intermedie non ce ne sono. “Forse non tutti hanno chiaro – ha precisato – che la geotermia ha gli stessi livelli di efficienza delle energie non rinnovabili e che 1MW di potenza geotermica installata equivale, in termini di produzione, a 7MW di fotovoltaico”.

In Toscana questo tipo di energia è sfruttato da tempo, il primo impianto geotermico al mondo fu costruito a Larderello (Pisa). Oggi nella Regione ci sono 34 centrali geotermoelettriche distribuite tra le province di Pisa, Siena e Grosseto per una potenza installata di circa 760 MW (totale 916MW). La produzione elettrica annua, pari a circa 5,6 miliardi di chilowattora, garantisce circa il 34% del fabbisogno energetico e oltre il 70% dell’elettricità prodotta da rinnovabili.

E a proposito dei dubbi per i possibili impatti sulla salute Monia Monni ha rammentato gli esiti dello studio InVetta, l’indagine epidemiologica coordinata da Ars che ha coinvolto oltre 2.000 cittadini tra i 18 e i 70 anni: “I risultati di una delle più importanti indagini epidemiologiche che siano mai state condotte fino a oggi, con oltre 10 anni di studi approfonditi, dimostra che non ci sono impatti significativi sulla salute derivanti dall’attività geo-termoelettrica” per poi concludere che: “Il Governo centrale deve lavorare perché su questo fronte si compia un vero salto di qualità”.

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