Quest’anno in Toscana sono stati “a sorpresa” 2 nidi su 5. Tartarughe disturbate da sovraffollamento e inquinamento luminoso.
di Gabriella Congedo
26 settembre 2022
Tartarughe marine, più del 20% dei nidi italiani sfugge al monitoraggio e viene scoperto solo per caso. Lo si apprende dal sito Tartapedia.it dove si traccia un bilancio della stagione appena conclusa.
Quest’anno sulle nostre coste sono stati censiti 126 nidi dei quali: 2 scoperti dopo una mareggiata che ha distrutto la camera d’incubazione (Puglia); 1 dopo la manomissione da parte di un gruppo di ragazzini (Calabria); 23 in seguito alla schiusa a sorpresa di nidi non conosciuti in precedenza.
In questo quadro generale si colloca la Toscana con 2 nidi su 5 (Marina di Pietrasanta e Isola d’Elba) non individuati al momento della deposizione ma scoperti per caso alla schiusa, quando le tartarughine hanno iniziato a emergere dalla sabbia.
Un numero probabilmente sottostimato, secondo l’associazione tartAmare di Grosseto. La conseguenza è che le deposizioni passate inosservate non vengono messe in sicurezza e le tartarughine emerse quando nessuno se l’aspetta rischiano di fare una brutta fine. “Per quanto riguarda i due nidi toscani – spiegano da tartAmare – uno (quello di Pietrasanta) è stato condannato a morte dall’inquinamento luminoso, e probabilmente solo pochissimi tartarughini sono riusciti a raggiungere il mare, l’altro (all’Isola d’Elba) per una serie di eventi fortuiti e fortunati è andato bene”.
Da alcuni anni le tartarughe marine hanno la tendenza a nidificare sempre più a nord, quest’estate per la prima volta anche in Liguria. Avrebbero bisogno di tranquillità e invece cosa trovano sulle nostre spiagge? Una teoria ininterrotta di stabilimenti balneari, file e file di sdraio e ombrelloni. Le mamme tartarughe ce la mettono tutta ma è un’impresa trovare un metro quadro libero dove poter deporre le uova in santa pace.
Molti nidi sono stati trovati a pochi metri dalla battigia e questo perché l’esemplare era stato bloccato da ostacoli lasciati sull’arenile o da persone che hanno disturbato la futura mamma. Senza dimenticare l’inquinamento acustico e luminoso che disorienta le tartarughe appena nate esponendole agli attacchi dei predatori.
Lo sfruttamento smodato delle nostre spiagge non è cosa che si risolva dall’oggi al domani. Quello che si può fare subito per proteggere le tartarughe marine, raccomandano gli addetti ai lavori, è intensificare i monitoraggi e le azioni preventive. Gli esperti di tartAmare: “Sulla costa toscana tanto è stato fatto, molti nuclei di pattugliamento sono nati, lo sforzo sta diventando importante e quasi ogni tratto dei tanti chilometri della nostra regione è presidiato. Molto però resta ancora da fare. Ribadiamo soprattutto l’importanza di fare un monitoraggio attivo attento e regolare e solo dopo aver ricevuto formazione da personale esperto”.
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