Sabato 3 settembre dalle 10:00 decine di associazioni si danno appuntamento sotto la sede della Regione per influenzare le decisioni politiche sui rifiuti.
a cura del Movimento regionale verso Rifiuti Zero
24 agosto 2022
FIRENZE – Le politiche sui rifiuti sono a un punto di svolta. Si intrecciano iniziative istituzionali e strategie economiche a diversi livelli: Programma nazionale Gestione Rifiuti, Strategia nazionale per l’economia circolare, Piano regionale, Piano industriale Alia per l’Ato Toscana Centro.
L’8 settembre scade il termine per la presentazione al garante dell’Informazione e della Partecipazione dei contributi per il Piano regionale che come comitati di abitanti del Movimento Rifiuti Zero e delle associazioni ambientaliste stiamo elaborando, sia per non lasciare nulla di intentato sia per rilanciare la mobilitazione con proposte in direzione contraria alle politiche regionali sui rifiuti.
La Regione Toscana, infatti, sta perdendo l’occasione di essere la prima Regione italiana Rifiuti Zero. Punta invece con ostinazione a “nuovi” impianti basati sulla gassificazione dei rifiuti attraverso sistemi tecnologici rigidi e non ancora provati. La Regione propone, tra le altre cose, tre “distretti circolari” (Empoli, Pontedera, Rosignano Marittimo) costituiti unicamente dalla costruzione di impianti di combustione dei residui e non da positive sinergie tra imprese per il riutilizzo dei materiali.
Dai rifiuti la Regione cerca di ottenere nuovo carburante e combustibile per fornire energia allo stesso sistema industriale e gestionale responsabile dell’aumento della produzione di rifiuti e della crisi ecologica a scapito della salute delle popolazioni, dell’ambiente, delle risorse pubbliche.
Questo ennesimo tentativo di proseguire una crescita economica senza limite e un “business as usual” è progettato attraverso l’utilizzo a fini di competitività e concorrenza economica delle materie prime secondarie e con un sovradimensionamento degli impianti che nei fatti chiude la porta alla diffusione delle buone pratiche, con la costruzione di un sistema tecnologico rigido, ad alto rischio e con processi inquinanti che vede protagoniste grandi aziende come Eni, Suez, Next-Chem, Alia a cui la Regione affida un ruolo decisionale nel Piano dei Rifiuti, anche istituendo l’ “avviso pubblico” per manifestazione d’interesse, e che, di fatto, è ben più di un semplice “appalto per la gestione” ma si configura come il vero ‘regista’ della pianificazione.
La filosofia manageriale e di impresa finisce così con caratterizzare l’insieme della politica pubblica e amplia la dimensione finanziaria dei processi di gestione con la corsa alla costituzione di multiutility, grandi soggetti gestori di vari servizi (acqua, gas, luce, rifiuti), per incrementare la redditività e garantire anche i finanziamenti degli impianti.
Di fronte a una crescita economica senza limiti e alla centralità della competitività economica dell’Unione Europea, vogliamo porre il limite al centro delle politiche economiche e insediative come elemento base per ambienti di vita di lunga durata e per bloccare la catastrofe naturale e sociale in corso: riscaldamento globale e cambiamenti climatici conseguenti, riduzione della disponibilità di acqua dolce, impoverimento della biodiversità, precarietà dell’esistenza.
D’altra parte è falso il mito che la tecnologia possa indefinitamente rincorrere i propri errori e porvi “rimedio” (come diceva Barry Commoner già 40 anni fa). Porci un limite significa dare priorità alla prevenzione del danno, che è l’unica vera possibilità di ripristino delle relazioni naturali.
L’obiettivo condivisibile è il recupero dei materiali verso una circolarità che tuttavia la stessa Unione Europea rischia di tradire laddove subordina le politiche sui rifiuti al rilancio della competitività economica. Come abitanti che abbiamo pro tempore in cura le materie prime secondarie da rifiuti quale capitale naturale, che usiamo tempo e creatività per la raccolta differenziata e il conferimento, che forniamo i materiali per il business del riutilizzo di materia e del recupero di energia pagando una bolletta salata (Tari).
Rivendichiamo di poter decidere sul loro uso, sul Piano Regionale, sull’impiantistica (che è stata proposta da aziende e imprese private). Vogliamo decidere per impedire l’aumento della quantità di materie prime secondarie che nei fatti alimentano il circolo vizioso della produzione di sempre più merci e quindi di sempre più rifiuti.
Vogliamo decidere oltre l’offerta di una partecipazione solo formale e a giochi fatti, per collegare la salvaguardia dell’ambiente a nuove forme di organizzazione del lavoro a tutela della persona umana. Anche per la circostanza che con il pagamento della Tari supportiamo dal punto di vista economico le scelte proposte dalla società-gestore.
Vogliamo decidere dell’opportunità o meno degli investimenti anche in considerazione del fatto che siamo noi abitanti a pagarli. Gli abitanti, in veste di utenti di servizi in regime di monopolio naturale come il servizio idrico e il servizio di raccolta e gestione dei rifiuti urbani, sono ben consapevoli del proprio status di detentori di diritti ma anche del fatto che il gestore dipende esclusivamente dal pagamento delle tariffe da parte degli abitanti.
Da ciò ne consegue che qualsiasi aumento della tariffa deve essere ampiamente giustificato e rendicontato nonché approvato dai cittadini/utenti, pena la possibilità degli stessi di rifiutarne l’applicazione. Questa situazione è chiarita, ad esempio, dal recentissimo aumento ingiustificato della Tari deciso da Alia.
No alle multiutility, sì alle multicivics in ecosistemi ‘costituzionali’, ovvero multicivics di comunità, nelle quali non sia predominate l’economia standard e l’accumulazione di denaro (multiutility) ma la redditività civica quale valore generato dalle attività di cura e gestione di beni fondamentali (materie prime, residui come materie prime seconde, servizi essenziali, ad esempio) e la cooperazione mutualistica in economie rigenerative che assicurino e mantengano la funzione sociale e generale dei beni fondamentali e l’equilibrio ecologico, attraverso la cura e l’arricchimento della biodiversità ecologica e sociale, il rafforzamento degli ecosistemi ‘costituzionali’. L’art. 9 della Costituzione repubblicana tutela ora anche gli ecosistemi in una dimensione di co-responsabilità tra abitanti e amministrazioni pubbliche locali per generare servizi collettivi innovativi (non di combustione, ad esempio).
Vogliamo che vengano chiusi i 4 inceneritori ancora attivi: Montale (Pt), Picchianti (Li) entro il 2023, San Zeno (Ar) e Poggibonsi (Si) nel 2024.
Vogliamo bloccare l’impiantistica Waste to Methanol e Waste to Ethanol o che usano analoghe tecnologie di combustione.
Diciamo sì a una corretta gestione della frazione organica in relazione con le ecologie e la storia dei luoghi, senza impoverimento dei suoli, per bloccare la desertificazione e per un’agroecologia che usi ridotte quantità di acqua.
I promotori dell’iniziativa: Alterpiana Fi-Po-Pt; Assovaldisieve; Associazione VAS Onlus; Acqua Bene Comune Pistoia e Valdinievole; Alleanza Beni Comuni Pistoia; Atto Primo – Salute Ambiente Cultura; Collesalviamo l’Ambiente; Coordinamento provinciale Rifiuti Zero Livorno; Comitato ambientale di Casale; Comitato Rifiuti Zero Cecina; Comitato Obiettivo Periferia; Forum Ambientalista; La Libellula; Medicina Democratica Firenze; ABC Pistoia; Osservatorio ambientale di Prato; Wwf; Presidio No Inc-No Aero; Rete Valdisieve verso Rifiuti Zero; Movimento tutela ambiente e territorio Montefoscoli (TAT).
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