Il Comune di Vaglia mette abbeveratoi nei boschi e il Wwf Toscana ingaggia battaglia contro l’apertura anticipata della caccia i primi di settembre.
di Iacopo Ricci
19 Luglio 2022
VAGLIA (Fi) – Di annate siccitose ne abbiamo viste tante ma questa è forse la peggiore: tutto secco da settimane, in molti fiumi e torrenti non c’è più una goccia d’acqua.
Ecco allora che il Comune di Vaglia viene in soccorso della fauna selvatica con l’operazione “aiuto acqua”: abbeveratoi di emergenza sparsi sul territorio per permettere a daini, caprioli e altri animali di non morire di sete. Perché la mancanza di pioggia, che vede nel 2022 il 50% in meno di precipitazioni, sta procurando grossi problemi non solo all’agricoltura ma, asciugando i torrenti, anche a loro.
È già accaduto che il Comune mugellano predisponesse una rete di abbeveratoi per aiutare i selvatici. Quest’anno però, vista la gravità della situazione, è stato necessario aumentarne il numero. “Le aree più in sofferenza – spiega il sindaco di Vaglia Leonardo Borchi – sono a Poggio Conca Starniano, Poggio di Pinati e Poggio Cancelli, da cui in particolare caprioli e daini scendono verso valle per andare a trovare l’acqua nel torrente Carza, dove ancora ne è rimasta. Così facendo devono attraversare la statale Bolognese e spesso sono causa di incidenti stradali, pericolosi e qualche volta mortali per persone e animali”.
Altro motivo di preoccupazione è la riapertura, il 15 agosto, della caccia di selezione al capriolo maschio. Infatti l’altra faccia della medaglia degli abbeveratoi sparsi sul territorio è che potrebbero trasformarsi in facili esche. “Se tra i 400 cacciatori della zona autorizzati al prelievo ci fosse qualcuno che, cinicamente, ne approfittasse per individuare facilmente la preda sarebbe un problema” avverte il sindaco. Non sembra tuttavia che, al di là dell’appello alla correttezza, ci sia alcun modo per impedirlo.
A proposito di cacciatori, anche quest’anno il WWF Toscana interviene a gamba tesa sul calendario venatorio 2022-2023 appena approvato. Ancora una volta, accusa l’associazione ambientalista, a guidare le scelte della Regione Toscana non sono state le indicazioni del mondo scientifico ma le richieste, sempre più insostenibili, del mondo venatorio. E così “si continua a prevedere l’apertura generale alla terza domenica di settembre quando l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA) chiede che sia posticipata almeno all’1 ottobre”.
Peggio ancora “si continua a parlare anche di apertura anticipata ai primi di settembre (da meglio definire e confermare con un secondo provvedimento), tipologia di caccia estremamente dannosa sempre e ancor più quest’anno, quando si arriverà a fine estate dopo una siccità gravissima che sta riducendo allo stremo la nostra fauna e la nostra flora”.
Perché il Comune non emette una ordinanza cautelare?
Oppure indire un Parco Comunale?