Presentata l’edizione 2022 del rapporto Comunità Rinnovabili. Crescono le comunità energetiche ma nessuna è ancora nata in Toscana.
Redazione
Da un lato un Paese in gran fermento fatto di amministrazioni pubbliche, imprese e territori che si muovono in tante direzioni diverse per realizzare impianti da fonti rinnovabili: dai piccoli impianti domestici alle comunità energetiche fino ai grandi impianti industriali. Dall’altro, numeri che si confermano sconfortanti rispetto alle potenzialità, agli obiettivi climatici al 2030 e alle mancate opportunità di innovazione e di welfare strutturale per imprese e famiglie.
È la fotografia di un’Italia a due facce quella che emerge dalla XVI edizione di Comunità Rinnovabili, lo storico rapporto di Legambiente che dal 2006 racconta, anno per anno, non solo lo sviluppo dal basso delle diverse fonti rinnovabili in Italia ma anche quanto di buono si muove nei territori.
Troppi progetti bloccati
In Italia, secondo il dossier, sono presenti almeno 1,35 milioni di impianti da fonti rinnovabili, distribuiti in tutti i Comuni italiani per una potenza complessiva di 60,8 GW, di cui appena 1,35 GW installata nel 2021 tra idroelettrico, eolico e fotovoltaico. In termini di produzione, il contributo complessivo portato dalle fonti rinnovabili al sistema elettrico italiano è arrivato nel 2021 a 115,7 TWh, facendo registrare un incremento di appena l’1,58% rispetto al 2020. Un trend decisamente al di sotto di quelli che dovrebbero essere gli obiettivi annuali, causato dalla pandemia, ma anche e soprattutto dal sistema farraginoso di rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione dei progetti.
Crescono le Comunità energetiche
Numeri in crescita, invece, per le nuove opportunità di autoproduzione e scambio di energia attraverso le Comunità Energetiche da fonti rinnovabili: 100 quelle complessivamente mappate da Legambiente nelle ultime tre edizioni del Rapporto tra realtà effettivamente operative (35), in progetto (41) o che muovono i primi passi verso la costituzione (24). Tutte raccolte nella Mappa presente sul sito comunirinnovabili.it. Tra queste 59 le nuove, censite tra giugno 2021 e maggio 2022, che vedono il coinvolgimento di centinaia di famiglie, decine di Comuni e imprese, di cui 39 sono Comunità Energetiche Rinnovabili e 20 Configurazioni di Autoconsumo Collettivo.
Tra parentesi, sono tre le Regioni italiane dove ancora non è nata nessuna comunità energetica: Alto Adige, Umbria e, haimé, anche la Toscana.
I Comuni italiani 100% rinnovabili
Sono 40 i Comuni 100% rinnovabili e 3.493 quelli 100% elettrici. Numeri importanti, secondo Legambiente, che raccontano un potenziale di autoconsumo che potrebbe trasformare il nostro sistema energetico proprio a partire da queste realtà. Così come i numeri di diffusione delle singole tecnologie: 7.127 i Comuni con almeno un impianto solare termico, 7.855 i Comuni con impianti solari fotovoltaici in cui sono distribuiti 22,1 GW di potenza, 1.054 Comuni in cui è presente almeno un impianto eolico con 11,2 GW, 1.523 Comuni in cui è presente almeno un impianto idroelettrico, per complessivi 23 GW. E ancora 4.101 Comuni delle bioenergie e 942 Comuni della geotermia (tra alta e bassa entalpia).
Transizione ecologica a passo di lumaca
Insomma le potenzialità ci sono, le esperienze virtuose pure, il prezzo delle diverse tecnologie è in continua riduzione, eppure i numeri che emergono dal rapporto sono ancora drammaticamente insufficienti ad affrontare l’emergenza climatica e liberarci dalla dipendenza dall’estero. Continuando di questo passo, avverte Legambiente, rischiamo di raggiungere l’obiettivo di 70 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili al 2030 tra 124 anni.
“Il Governo italiano smetta di dare priorità alla diversificazione dei Paesi da cui acquistare il gas fossile e climalterante – tuona Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – e si concentri invece sulla semplificazione dell’iter autorizzativo e sulla certezza delle regole per consentire alle aziende del settore di investire 80 miliardi di euro e realizzare in 3 anni 60 GW di nuova potenza, come proposto da Elettricità Futura, in grado di sostituire il 70% del gas russo”.
E a proposito della cosiddetta “guerra alle rinnovabili”: “È il momento di cambiare registro per risolvere l’incomprensibile ostracismo di uffici ministeriali, Regioni, Comuni, Sovrintendenze, comitati cittadini e di alcune sigle ambientaliste perché le famiglie, le imprese e il Pianeta non possono più attendere”.
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