Le radici rovinerebbero i marciapiedi. La referente toscana del GrIG: “I grandi alberi storici sono beni culturali tutelati da leggi dello Stato”.
POGGIBONSI (Si) – La storica alberatura del viale Marconi a Poggibonsi, tratto cittadino della via Cassia, è messa in pericolo da un progetto di riqualificazione che prevede l’eliminazione degli esemplari adulti e la sostituzione con altre specie. Il motivo: le radici degli alberi rovinerebbero i marciapiedi. A segnalarlo è Donatella Mercatelli, referente toscana dell’associazione ecologista GrIG (Gruppo d’Intervento Giuridico) che ha presentato un’istanza di accesso agli atti.
Il Comune di Poggibonsi continua a volere “riqualificare” le sue piazze e le sue strade tagliando i grandi alberi della città. Così intende il nuovo progetto di riqualificazione del viale Marconi. Il progetto è approvato e passa adesso alla fase di gara.
Storica strada alberata, viale Marconi è un tratto della via Cassia che attraversa Poggibonsi in diretta continuazione con la via Maestra del centro storico; collegando Roma a Firenze, la via Cassia scendendo da Siena attraversa Monteriggioni e Poggibonsi dove è stata chiamata nel tempo, nei vari tratti, via Senese, via Trento e, attraversando la ferrovia con un passaggio a livello (chiuso da Comune e Ferrovie nei primi anni 2000 e trasformato in sottopasso pedonale) prosegue verso nord con viale Marconi per arrivare a Barberino Val D’Elsa, Tavarnelle e infine a Firenze.
Il viale Marconi (via Cassia) è abbellito e ombreggiato da 71 Bagolari (Celtis australis), da un lato 43 e dall’altro 28, di cui 6 abbastanza piccoli perché piantati di recente in quanto i marciapiedi furono riqualificati nel 2016-2017.
Le cartoline degli anni ’50-’60 fotografano viale Marconi (via Cassia) tutto alberato, con grandi alberi di prima grandezza ma, secondo il progetto comunale, i grandi Bagolari saranno sostituiti con altrettanti alberelli di Hibiscus Syriacus (Ibisco Cinese), alberi di terza grandezza che non potranno in alcun modo dare mai ombra né offrire tutti i benefici contro l’inquinamento che offrono invece i grandi alberi. Un altro grande spreco di verde urbano, in controtendenza al bisogno sempre più pressante di contrastare il cambiamento climatico già presente, sofferto da tutto il pianeta e quindi anche nelle nostre città dove i grandi alberi esistenti sono tutelati dalle leggi vigenti che si rivolgono in modo preciso ai Comuni e li rendono garanti e responsabili del proprio patrimonio verde.
Quindi non sembra proprio che un Comune si possa permettere di andare contro la salvaguardia del proprio patrimonio verde già esistente violando addirittura le leggi statali in vigore che lo proteggono, prima tra tutte la legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo del verde urbano”.
Il Comune di Poggibonsi si presenta invece ancora come un esecutore di scempi e di riqualificazioni capaci di annientare il verde urbano invece che svilupparlo. Non gli è bastato lo scempio di Piazza Mazzini che attraverso la riqualificazione ha prodotto l’annientamento dello storico giardino disegnato dall’esimio architetto poggibonsese Carlo Del Zanna con la sua fontana monumento e i suoi 35 grandi alberi: un corbezzolo, 4 ippocastani, 21 lecci e 9 monumentali cedri del Libano.
Il Comune di Poggibonsi vorrebbe dimenticare che ville, parchi e giardini d’interesse storico, nonché pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani che abbiano più di 70 anni sono considerati ex lege beni culturali (art. 10, comma 4°, lettere f, g, e 12 del decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche e integrazioni) fin quando, eventualmente, intervenga la procedura di verifica d’interesse culturale per dichiararne la non rilevanza. Qualsiasi intervento necessita di specifica autorizzazione da parte della Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio competente per territorio (art. 21 del decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche e integrazioni).
Nel periodo di riproduzione dell’avifauna selvatica (marzo-luglio), inoltre, non dovrebbero effettuarsi tagli senza aver prima verificato puntualmente l’assenza di nidi. Infatti l’art. 5 della direttiva n. 2009/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica, esecutiva in Italia con la legge n. 157/1992 e s.m.i., comporta in favore di “tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri” (art. 1 della direttiva) il divieto:
a) di ucciderli o di catturarli deliberatamente con qualsiasi metodo;
b) di distruggere o di danneggiare deliberatamente i nidi e le uova e di asportare i nidi;
c) di raccogliere le uova nell’ambiente naturale e di detenerle anche vuote;
d) di disturbarli deliberatamente in particolare durante il periodo di riproduzione e di dipendenza quando ciò abbia conseguenze significative in considerazione degli obiettivi della presente direttiva;
e) di detenere le specie di cui sono vietate la caccia e la cattura”.
Il disturbo/danneggiamento/uccisione delle specie avifaunistiche in periodo della nidificazione può integrare eventuali estremi di reato, in particolare ai sensi dell’art. 544 ter Codice Penale
Anche il Comune di Poggibonsi deve infine comprendere che gli alberi, e quindi anche i grandi alberi cittadini, non sono banali arredi urbani, non sono panchine, non sono cestini per i rifiuti che possono esser rimossi a piacimento. Oltre a fornire ossigeno e far respirare i centri abitati ne costituiscono parte importante del valore culturale e ambientale e sono difesi dalla specifica normativa di tutela.
Donatella Mercatelli
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