Mondo Bio

In memoria di Ezio Maria Bertolini, un guerriero del biologico toscano

Ezio Maria Bertolini, detto "Il Capitano"(Fonte foto Marco Bignardi)
Ezio Maria Bertolini, detto "Il Capitano"(Fonte foto Marco Bignardi)

L’ex responsabile del Coordinamento Toscano Produttori Biologici ricorda colui che seppe salvare e guidare l’associazione quando questa rischiò di scomparire.

 

di Marco Bignardi, coordinatore di Toscana Biologica

Passa il tempo, e la vita fa il suo corso. Nella corrente di questo fluire, domenica 24 aprile è morto Ezio Maria Bertolini, Il Capitano per alcuni. Voglio ricordarlo perché lui per l’agricoltura biologica toscana ha fatto tanto. Nell’assemblea del 1999, durante l’infuocato incontro di Sesto Fiorentino, quando il Coordinamento Toscano Produttori Biologici stava per chiudere, Ezio, con Alfredo Anitori, Corinna Vicenzi e me, si candidò per tentare di non far affondare l’associazione. Fu eletto presidente. Ne seguì un periodo lungo e faticoso, ma anche pieno di entusiasmo ed energia. Due volte a settimana eravamo in sede a Firenze, lui andava e tornava da Grosseto per riprendere il timone della struttura e con un fare tipico di un capitano, quale lui era, rimise sulla giusta rotta l’associazione, lasciandomi il timone nel 2001.

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In alto il primo logo del CTPB, in basso quello attuale.

Ex pilota dell’Alitalia, si era messo a coltivare una quarantina di ettari in Maremma, mantenendo la passione per la barca a vela e per l’ambientalismo. Facile quindi dire che viveva il cielo, il mare e la terra conoscendoli davvero, amandoli e rispettandoli. Insieme a lui abbiamo fatto molte battaglie per l’agricoltura biologica con i Verdi regionali, con i gruppi locali, con le associazioni ambientaliste e soprattutto con tantissimi agricoltori bio toscani. Per difendere i diritti degli agricoltori bio abbiamo scritto decine di lettere ai politici di turno, organizzato manifestazioni, fatto comunicati stampa, cercato e creato alleanze. Anche quando lui non era più presidente per me è sempre rimasto un amico e un riferimento.

Era capace di guidare un gruppo. La sua esperienza da pilota di linea lo aveva formato a prendersi le sue responsabilità come quando, il 25 settembre del 1982, ai comandi del volo Alitalia 871, furono dirottati. Dovette fare scelte molto difficili sotto la minaccia di un coltello per non mettere in pericolo i passeggeri e nel contempo gestire le richieste del dirottatore, in cabina di guida, che avrebbe voluto farli volare fino in Libia con scarsissimo carburante.

Aveva un carattere molto difficile ma era anche generoso e sempre disponibile se avevi bisogno. Un’intelligenza fine e una sana curiosità su tutto ciò che il mondo offriva. Amava il buon cibo, l’onestà e l’amicizia, ma era anche testardo e orgoglioso e non perdonava con facilità chi gli faceva un torto. Friulano di origine, aveva mescolato i difetti dei friulani con quelli dei romani (aveva vissuto a lungo a Roma) cui aveva aggiunto quelli dei maremmani, territorio in cui era arrivato a invecchiare. Un mix micidiale, ma ovviamente ne aveva preso anche i pregi.

Era capace di grande disponibilità, di attenzione e di gentilezze, ma riservate solo a chi riteneva che se le meritasse. Questo suo carattere lo aveva portato a isolarsi sempre di più nel suo podere all’Arcille, a seguito soprattutto di un ictus che gli aveva reso impossibile vivere il mare, la barca, la campagna e la sua coltivazione. Dopo il secondo ictus, a ottobre scorso, ha passato sette mesi in uno stato pressoché “vegetativo”.  Conservava ancora la capacità di sentire le voci, capire il senso delle frasi, ma era ormai incapace di comunicare in qualsiasi modo, paralizzato com’era in un letto di ospedale.

Gli ultimi suoi sette mesi sono stati di calvario. Il suo è stato un fin di vita non ordinario, come non ordinaria era stata la sua vita, fatta di cieli solcati per lavoro da una parte all’altra del mondo, di mare nel silenzio della vela, di concretezza della campagna maremmana. Mi ha insegnato i valori profondi della vita, di quelli che solo di fronte a una morte che non arriva si possono meditare. La sua ultima battaglia silenziosa è stata quella per il diritto alla morte, una denuncia muta e immobile in un letto di ospedale. Credo sia giusto dargli voce perché la dignità delle persone passa sì dalla vita ma anche dalla morte, in un ciclo perpetuo che deve avere nella naturalità delle cose il valore di riferimento, così come in agricoltura. Sono felice di averlo conosciuto.

 

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Marco Bignardi, ex responsabile del Coordinamento Toscano Produttori Biologici.

Correva l’anno 1983 quando alcuni pionieri del biologico in Toscana decisero di costituire il Coordinamento Toscano Produttori Biologici per far conoscere e diffondere le buone pratiche del biologico, promuovere in modo coordinato i prodotti agricoli toscani e biologici e affrontare insieme il mercato in crescita, con la prospettiva di gestire in comune una struttura commerciale. Erano 10 anni prima della certificazione del bio riconosciuta dalla Comunità Europea, nata nel 1991 con la Legge 2092/91.
Oggi l’associazione rappresenta molti produttori agricoli biologici e biodinamici e ha per scopo la divulgazione e la promozione delle relative coltivazioni.  Svolge anche attività di formazione e informazione e fornisce assistenza tecnica.

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