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Emissioni odorigene in Val d’Elsa: “Valori molto peggiori di quanto immaginavamo”

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Panorama della Valdelsa con i fumi della distilleria (foto dalla pagina Fb del Comitato per la tutela e la difesa della Valdelsa)

Arpat ha messo a disposizione del Comitato per la tutela e la difesa della Valdelsa l’esito dei rapporti di prova degli autocontrolli della distilleria Deta.

 

di Gabriella Congedo

BARBERINO TAVARNELLE (Fi) – Che la distilleria Deta in Val d’Elsa superasse i limiti delle emissioni odorigene (leggi cattivi odori) lo si sapeva già, tant’è che il 15 aprile l’azienda ha ricevuto una diffida dalla Regione con sospensione temporanea dell’attività. Ma i valori dei limiti superati sono molto peggiori di quanto si potesse immaginare. Ad affermarlo, dati alla mano, è il Comitato per la tutela e la difesa della Valdelsa.

La distilleria Deta, tra Vico d’Elsa e Poggibonsi, è un’azienda storica che produce grappe e distillati. Il cambio di proprietà avvenuto a inizio 2018 ha dato la stura a una serie di problemi: fumi più densi e sgradevoli, odori insopportabili. Che per un territorio a vocazione vinicola e turistica come la Val d’Elsa non sono esattamente un bel biglietto da visita. Così i residenti hanno iniziato a protestare.

Un mese fa il Comitato ha chiesto ad Arpat di conoscere i dati che erano risultati non conformi ai valori limite delle emissioni odorigene. L’azienda, consultata come parte controinteressata, ha opposto un diniego ma Arpat ha ritenuto legittima la richiesta di accesso ai documenti amministrativi e informazioni ambientali e ha trasmesso copia della documentazione.

La lettura dei rapporti di prova è, a dir poco, scandalosa – spiega il Comitato – peggio di quello che ipotizzavamo“. Avendo come riferimento il valore limite di 3.400 unità odorigene per metro cubodall’analisi dei prospetti è del tutto evidente che dalle unità di misura delle migliaia i dati sono passati alle decine di migliaia. Ossia dal valore permesso di 3.400 leggiamo anche valori medi di 13.455 e 13.915 unità odorigene. Alla prova dei fatti le nostre preoccupazioni, conclamate dalle centinaia di segnalazioni, erano fondate“.

Responsabile di tutto questo, secondo il Comitato, è una tecnologia obsoleta che rischia di danneggiare anche la salute mentale delle persone esposte continuamente al disagio dei cattivi odori. “Eravamo preoccupati circa i disturbi olfattivi ma non credevamo che i valori dei limiti superati fossero così alti. Non comprendiamo come può un’azienda essere così insensibile alle legittime istanze della popolazione. Noi non abbiamo pregiudizi, la distilleria esisteva sul territorio da circa cento anni e, in qualche modo, a volte faticosamente, ma ci abbiamo convissuto. Sono i progetti di espansione che ci preoccupano. Andremo ad approfondire la verifica di altri limiti imposti, chiederemo alle autorità di analizzare ogni risvolto di quest’attività, nell’interesse collettivo e per gli eventuali effetti di ricaduta sulla salute pubblica“.