Dalle energie rinnovabili all’approvvigionamento alimentare dobbiamo fare i conti con tanta burocrazia, sprechi e cattive abitudini dure a morire.
di Sandro Angiolini
La guerra in Ucraina sta spingendo i governi dei Paesi membri dell’Unione Europea verso una maggiore indipendenza energetica: era ora. Stesso discorso, anche se con minore enfasi, lo si riserva all’approvvigionamento alimentare.
In entrambi i casi le considerazioni da fare sono molteplici e complesse. Proviamo a elencarne alcune:
– la transizione verso una maggiore indipendenza energetica dovrebbe e potrebbe privilegiare una maggiore diffusione di fonti rinnovabili come solare ed eolico. Dove gli ostacoli, soprattutto in Italia, appaiono i tempi e le fasi lunghissime per poter avere le necessarie autorizzazioni. A questo si aggiunge un atteggiamento spesso pre-concetto da parte di molte persone che vedono in questo tipo di interventi un danno automatico al paesaggio. Personalmente ritengo che sia un problema di priorità e di consapevolezza, e cioè che bisogna rendersi conto che se vogliamo combattere seriamente il cambiamento climatico e renderci più indipendenti energeticamente questi impianti vanno comunque realizzati (e presto), ovviamente nel migliore dei modi e dei luoghi possibili; non vedo alternative.
– l’altro aspetto su cui secondo me si insiste relativamente poco è lavorare sul risparmio nell’uso dell’energia. I numerosi incentivi fiscali resi disponibili negli ultimi anni hanno contribuito ad accrescere la sensibilità su questo tema ma la sensazione (e l’osservazione concreta) è che questo concetto non ci sia ancora “entrato dentro”. Alcuni esempi: quante vetrine di negozi vedete illuminate anche dopo le 23, quando ormai in giro non c’è quasi nessuno? Quanti bus/auto vedete che stanno fermi con il motore acceso ad aspettare qualcuno? Quale controllo viene fatto sulla temperatura disponibile nelle varie aule delle scuole di ogni grado o all’interno delle carrozze dei treni? Potrei continuare a lungo.
– l’aspetto legato alla transizione alimentare non è meno complesso. L’attuale e potenziale crisi energetica sta facendo aumentare i prezzi delle materie prime e di vari beni intermedi (es. fertilizzanti, sementi) in maniera tale da mettere in dubbio la produzione di varie derrate agricole. Quando si parla di agricoltura sostenibile si intende anche un tipo di coltivazione/allevamento che riesce a fare a meno di input chimici esterni. E l’Unione Europea aveva già indicato questa strada due anni fa con la strategia “From Farm to Fork”, dove inseriva l’obbiettivo di raggiungere il 25% di terreni coltivati al Biologico entro il 2030. Ci riusciremo? Sapremo accettare di pagare un po’ di più il pane, il formaggio o la frutta che mettiamo in tavola? Arriveremo a sprecare un po’ meno del 20-25% circa di prodotti alimentari che buttiamo via attualmente? Questo solo per ricordare che ogni cambiamento dipende da un complesso di fattori: scelte, tecnologie, norme.
Eventi come le guerre attirano giustamente la nostra attenzione principale, ma il resto non si ferma e ci chiama ogni giorno a ragionare. Per il bene di tutti e del pianeta.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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