Sarà giuridicamente vincolante ed entrerà in vigore nel 2024 per dare tempo ai Paesi firmatari di adeguarsi. Ce la faremo?
di Sandro Angiolini
Finalmente un accordo importante, anche se purtroppo non riguarda l’attuale, terribile guerra in Ucraina. La notizia più ambientalmente rilevante della settimana è probabilmente quella uscita il 3 marzo legata alla messa a punto, a Nairobi, del primo trattato internazionale giuridicamente vincolante per la riduzione del crescente inquinamento da plastiche. Secondo la rappresentante delle Nazioni Unite si tratta dell’accordo multilaterale più importante dopo quello sul clima siglato a Parigi nel 2015, e il suo percorso di ratificazione da parte dei vari Stati dovrebbe iniziare nel 2024.
Non è un problema di poco conto: secondo le ultime stime disponibili oltre 140 milioni di tonnellate di rifiuti a base di plastica vagano già più o meno liberamente nel nostro globo, e ogni anno aumentano, anche se in molti Paesi sono state introdotte negli ultimi anni misure per limitarle. L’uso di materiali plastici è indubbiamente utile per molte finalità, ma dato il loro basso costo se n’è chiaramente abusato e ora ne stiamo pagando amare conseguenze: chi non ricorda le recenti immagini di varie spiagge tropicali riempite di rifiuti?
Il primo passo è combattere l’utilizzo di plastiche monouso, cioè quelle più facili da dimenticare e gettare via. Ma il secondo, e forse più rilevante, è far funzionare catene di raccolta, recupero e riuso efficienti. Cosa che nella maggior parte del mondo non avviene. Poi c’è la necessità di diffondere l’uso di materiali alternativi, su cui la ricerca e la sperimentazione sono già molto avanti: per esempio sostanze derivanti da scarti di produzioni agricole, o materiali a base organica ri-elaborati da micro-organismi. Sapremo accettare di pagare 5 centesimi in più una bottiglietta o una confezione di mozzarella per compensarne il maggiore costo?
La struttura del trattato è ancora parzialmente incompleta e si basa su un meccanismo simile all’accordo di Parigi: in pratica, una volta fissati obbiettivi globali di riduzione dell’inquinamento, ogni Paese firmatario dovrà presentare piani nazionali per il suo raggiungimento che la commissione internazionale potrà approvare o rigettare; da qui il rinvio al 2024 per la sua entrata in vigore. L’altro meccanismo chiave dell’accordo sarà uno strumento finanziario di assistenza ai Paesi più poveri per sostenere il loro impegno in tal senso.
Ce la faremo? Spero di sì, anche se il cammino sarà molto lungo. Per inciso, la foto scelta per illustrare il problema dell’inquinamento da plastiche sul sito del quotidiano spagnolo El Pais a cui mi sono ispirato era stata scattata in Campania…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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