Pubblicate le graduatorie dei bandi usciti a dicembre. Finanziamenti a fondo perduto per sostenere gli apicoltori sia nomadisti che stanziali.
Redazione
Gli apicoltori toscani possono tirare un sospiro di sollievo. Sono state approvate le due graduatorie regionali a sostegno dell’attività degli apicoltori, sia stanziali che nomadisti, con l’accoglimento di quasi tutte le domande presentate.
Il relativo bando, lanciato lo scorso novembre dalla Regione Toscana, prevedeva finanziamenti a 360° sia per la transumanza che per l’acquisto delle attrezzature, con contributi a fondo perduto da un minimo del 20% nel caso di autocarri per l’esercizio del nomadismo a un massimo del 60% per l’acquisto di arnie e materiale connesso.
La prima graduatoria incentiva l’acquisto di attrezzature per la conduzione dell’apiario, per la lavorazione, il confezionamento e la conservazione dei prodotti dell’apicoltura.
Delle 23 domande presentate ne sono state ammesse 22 (una è stata respinta per mancanza di requisiti previsti dal bando) che saranno finanziate per un importo complessivo di 125.157 euro.
La seconda graduatoria riguarda invece la “Razionalizzazione della transumanza” e finanzia l’acquisto di arnie e attrezzature che consentano di razionalizzare e rendere più efficiente il nomadismo degli apiari.
Sono 34 le domande ammesse delle 40 presentate dagli apicoltori nomadisti (6 respinte per mancanza dei requisiti) e tutte saranno finanziate per un importo di circa 170.000 euro.
“Nonostante il grave periodo di crisi dovuto anche alla pandemia – ha detto la vicepresidente e assessora all’Agroalimentare Stefania Saccardi – sono contenta di poter finanziare un numero alto di domande su un settore che sappiamo tutti quanto sia cruciale per l’agricoltura”.
L’apicoltura è un settore fondamentale del comparto agricolo, sia per la capacità produttiva raggiunta sia per la funzione impollinatrice che le api svolgono a favore degli ambienti rurali, naturali e urbani. E i paladini delle api, apicoltori e apicoltrici che spostano le arnie da un campo coltivato all’altro durante le fioriture, sono protagonisti di una pratica indispensabile alla produzione di cibo e alla sopravvivenza degli impollinatori.
“Il nomadismo – ha aggiunto Saccardi – se fino a qualche decennio fa poteva sembrare stravagante, ora che la popolazione mondiale delle api registra anno dopo anno un drammatico declino sta diventando indispensabile per arginare i rischi di gravi ripercussioni sulla qualità e la quantità dei raccolti e, in ultima analisi, sulla possibilità che il pianeta abbia cibo a sufficienza per sfamarsi”.
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