L’usa e getta ha un impatto ambientale maggiore nella ristorazione ma le coltivazioni del cotone usano ancora troppi pesticidi e fertilizzanti.
di Marcello Bartoli
Le filiere produttive del tessile sono frammentate, globalizzate e diversificate, fino a comprendere anche tappezzeria, biancheria, tessile per la casa ed altro ancora. Qualche settimana fa abbiamo parlato di uno studio del 2013 che metteva a confronto le prestazioni ambientali nell’intero ciclo di vita del tovagliato riutilizzabile in tessuto e di quello in carta monouso per il settore risto-alberghiero del Comune di Firenze. La ricerca giungeva alle conclusioni che il consumo di risorse materiali ed energetiche, le emissioni inquinanti e la produzione di rifiuti legati all’utilizzo del tessile, considerando le possibilità di riuso garantite da un lavaggio su scala industriale, sono inferiori rispetto a quelli derivati dall’adozione del tovagliato di carta monouso.
Di grande rilevanza per tutta la filiera del tessile è il tema dell’origine del cotone. Secondo l’ultimo dossier Prato nell’emergenza climatica curato dall’Osservatorio Ambientale di Prato “ovunque è prevalente l’uso di risorse non rinnovabili, come le fibre sintetiche o artificiali, di cui circa il 60% in poliestere, spesso contenente antimonio e derivato da fonti fossili di materiale plastico, pari a circa 342mln. di barili petroliferi all’anno“. Sebbene sotto questo profilo l’impiego di fibre naturali appaia a primo impatto preferibile, resta però il retroscena di coltivazioni, come il cotone, caratterizzate dal massiccio uso di pesticidi (fino a 200mila t. annue) e di fertilizzanti (pari a 8mln. di t.).
L’inquinamento ambientale causato dalla coltivazione del cotone standard è chiaramente più grave nei Paesi in via di sviluppo dove regna la disinformazione e scarseggiano leggi che tutelino ambiente e lavoratori. Gli agricoltori sono costretti a inquinare la loro terra, la stessa terra che procura loro il cibo, e la loro acqua, quella che usano per dissetarsi. Spesso si ammalano e a volte muoiono proprio a causa della lunga esposizione alle sostanze tossiche. Spendono soldi per acquistare fertilizzanti, pesticidi e altri prodotti chimici e quello che avanza lo usano per curare se stessi e la propria famiglia.
Tra i limiti del cotone biologico c’è il costo di produzione più alto rispetto al cotone standard: richiede più tempo, abilità e manualità in quasi tutte le fasi di produzione. Poi c’è la certificazione di origine biologica, che solitamente ha un costo elevato. E la resa in termini quantitativi è inferiore a quella del cotone tradizionale: necessita di più terreno coltivabile a parità di resa con il cotone standard.
Il cotone organico o biologico è prodotto e certificato secondo gli standard dell’agricoltura biologica, che bandiscono l’uso di sostanze chimiche tossiche e di OGM. Il mercato è in grande crescita e il GOTS (Global Organic Textile Standard) ne stabilisce le caratteristiche. La sua produzione mantiene la salute del suolo, degli ecosistemi e delle persone adottando processi naturali. Secondo il Textile Exchange’s Organic Cotton Market Report 2021, nel 2019/20 la produzione globale ha toccato quasi 250.000 tonnellate (4% in più dell’anno precedente, che a sua volta aveva segnato un incremento del 31%). Si tratta del 4° anno consecutivo di aumento del volume produttivo.
I vantaggi del cotone organico secondo il TÜV SÜD
• Riduce l’impatto ambientale: non viene coltivato con sostanze chimiche tossiche, non danneggia il suolo, ha meno impatto sull’aria e utilizza l’88% in meno di acqua e il 62% in meno di energia; Pagina 2 di 3;
• promuove un lavoro più sicuro e redditizio, non esponendo i contadini e le loro famiglie a sostanze chimiche tossiche e permette loro di coltivare più di una coltura che integra il loro cibo e il loro reddito;
• rappresenta un modello per il futuro: entro il 2025, due terzi della popolazione mondiale potrebbe dover affrontare carenze d’acqua, ma il cotone biologico è alimentato per l’80% dalla pioggia. L’assenza di prodotti chimici significa anche che l’acqua è più pulita e sicura;
• ha un impatto benefico sul nostro sistema alimentare in quanto è coltivato da semi di cotone biologico, il cui olio è usato in una grande varietà di prodotti alimentari come biscotti, patatine e olio vegetale, oltre ad essere alimento per il bestiame;
• ha un giusto prezzo per la sostenibilità che permette di investire nella conservazione dell’acqua, in un’aria più pulita, in un terreno migliore e nel sostentamento di chi lo coltiva;
• può contribuire a fare la differenza: nel 2015 il cotone biologico rappresentava meno dell’1% della produzione totale. Scegliendo il cotone biologico rispetto a quello tradizionale si possono influenzare i brand, i produttori e anche gli agricoltori.
Il GOTS rilascia una dichiarazione ambientale verificata da terza parte, come un ente di certificazione, la quale attesta che il contenuto di fibre naturali deriva da agricoltura biologica e che durante tutte le fasi intermedie della lavorazione è sempre garantita la rintracciabilità e non sussiste nessuna contaminazione. Dal GOTS possono essere dunque certificati prodotti tessili, attività manifatturiere e prodotti chimici per l’industria tessile.
Il TÜV Italia è un ente indipendente di certificazione, ispezione, testing, collaudi e formazione, che offre servizi certificativi in ambito qualità, energia, ambiente, sicurezza e prodotto. Presente in Italia dal 1987 e appartenente al gruppo TÜV SÜD, è stato fondato nel 1866 per volontà di alcuni imprenditori e tecnici bavaresi.
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