Ok alla legge “taglia boschi“ in zone vincolate della Toscana. Plauso da Pd e Confagricoltura, critiche da M5S e molte associazioni ambientaliste.
Redazione
Meno burocrazia per i tagli boschivi. Il 22 giugno scorso il Consiglio regionale della Toscana aveva approvato a maggioranza (unici voti contrari quelli del M5S) una proposta di legge al Parlamento dal titolo: “Disposizioni di semplificazione in materia di selvicoltura. Modifiche al d.lgs. 42/2004”. Si chiedeva in sostanza di intervenire sul Codice dei Beni culturali e del Paesaggio per superare, spiegava una nota del Consiglio regionale, “le difficoltà burocratiche legate all’obbligo dell’autorizzazione paesaggistica anche solo per il taglio di un piccolo appezzamento”.
Con la sua proposta di legge nazionale dunque la Regione Toscana chiedeva la modifica dell’articolo 149 del Codice che escludeva la necessità di autorizzazione paesaggistica per una serie di interventi quali “taglio colturale, forestazione, riforestazione, opere di bonifica, antincendio e di conservazione” nel caso in cui i boschi e le foreste interessate siano quelle “vincolate ex lege” per effetto delle disposizioni prima contenute nella cosiddetta “Legge Galasso” e oggi confluite nel Codice (articolo 142, Aree tutelate per legge).
La Regione chiedeva invece di includere tra gli interventi esclusi dall’autorizzazione anche quelli in boschi e foreste dichiarati di “notevole interesse pubblico” ai sensi dell’articolo 136 e successivi del Codice.
La proposta è passata in aula prima di Natale con l’approvazione di un emendamento al Testo unico regionale sulle foreste attraverso il quale si elimina sostanzialmente l’obbligo di autorizzazione della Soprintendenza per il taglio degli alberi nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico. Questo nonostante un parere negativo dell’ufficio legislativo di Palazzo Panciatichi.
“Le aziende che si occupano di tagli boschivi sono attualmente costrette a richiedere l’autorizzazione paesaggistica anche solo per il taglio di un piccolo appezzamento. Si tratta di un inutile aggravio burocratico e economico caricato sulle spalle di aziende, spesso di piccole e piccolissime dimensioni, che non ha niente a che fare con la corretta gestione del bosco e che mette in crisi queste attività”, spiega Vincenzo Ceccarelli, capogruppo Pd in Consiglio regionale e primo firmatario della proposta di legge.
Di parere opposto le pentastellate Irene Galletti e Silvia Noferi: “E’ una leggina che apre le porte a un Far West di ditte che stanno già deforestando la Toscana“. Per Italia Nostra e WWF è una specie di colpo d’ascia sulla tutela delle aree protette mentre Legambiente ci vede “una soluzione a un problema di gestione” di parchi, foreste e riserve naturali generato da un’interpretazione restrittiva della legge data dal Consiglio di Stato e dalle Soprintendenze.
“La realtà è che già ora si tagliano a tabula rasa ettari di bosco senza controlli per la scarsità di Carabinieri Forestali – dice Noferi –. Le attività bucoliche di cui parla la maggioranza sono promosse da ditte che vengono da fuori, impiegano manodopera al nero e lasciano un paesaggio spettrale”.
Confagricoltura Toscana la giudica positiva da tutti i punti di vista: “In Toscana la stragrande maggioranza delle attività di selvicoltura è di mantenimento, il taglio a raso è un’attività marginale autorizzata solo nei boschi di alto fusto che hanno superato il loro turno naturale a seconda delle specie (da 40 a 80 anni), con l’obbligo di rimboschimento“. Più che soddisfatto il presidente Marco Neri: “Il Consiglio ha colto lo spirito delle necessità di semplificazione e sburocratizzazione delle doppie procedure amministrative autorizzative poiché la Toscana non è l’Amazzonia e non c’è il Far West delle motoseghe selvagge che qualcuno in mala fede vorrebbe descrivere”.
Europa Verde Toscana si dichiara invece perplessa e preoccupata davanti alla nuova legge definita “taglia boschi”: “Visto il ruolo centrale che rivestono gli alberi nel sequestro della Co2 e nella prevenzione del rischio idrogeologico sarebbe opportuno rendere le aziende agricole custodi dei territori e mettere uno stop severo a nuove cementificazioni e al consumo di suolo“.
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