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La Toscana e lo sviluppo sostenibile, male il riciclo dei rifiuti

La Toscana e lo sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030, male il riciclo dei rifiuti

Per gli obiettivi dell’Agenda 2030 andamenti negativi su biodiversità e consumo di suolo. Migliora la raccolta differenziata ma solo il 43% è avviato a riciclo.

 

Redazione

Secondo l’ultimo Rapporto ASviS I territori e lo sviluppo sostenibile la Toscana migliora sui dati che riguardano salute, parità di genere, energia pulita e accessibile, infrastrutture e innovazione, produzione e consumo responsabili. Lo studio misura e analizza il posizionamento di Regioni, Province, Città Metropolitane e aree urbane rispetto ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, verificando l’andamento dei diversi territori verso la sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Tra i dati più strettamente ambientali aumenta la quota di raccolta differenziata (+23,6 punti percentuali tra il 2010 e il 2019), mentre andamenti negativi sono stati rilevati per l’acqua pulita e i servizi igienico sanitari, e anche per la biodiversità con l’indice di consumo del suolo che peggiora (+1,3% tra il 2012 e il 2020). La Regione registra andamenti promettenti relativi alla riduzione dell’uso di fertilizzanti e alla quota di coltivazioni biologiche. Si registrano, invece, dati meno positivi quanto all’efficienza delle reti di distribuzione idrica e i consumi energetici.

Per la Città Metropolitana di Firenze diminuisce il numero di superamenti del limite dell’inquinante atmosferico PM10 del 31,6% nel breve e 95,2% nel lungo periodo. Il trend dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili è negativo poiché l’indice aumenta solo di 0,1 punti percentuali nel breve periodo, insufficiente ad avvicinare Firenze all’obiettivo quantitativo. Nel breve periodo diminuisce l’efficienza della rete idrica, aumentano gli ettari di suolo consumati annualmente e aumenta del 2,8% la produzione di rifiuti urbani pro-capite, nonostante gli esigui miglioramenti nel lungo periodo.

Quanto ai rifiuti, l’assessora regionale all’Ambiente Monia Monni ha appena illustrato i dati certificati dall’Agenzia regionale recupero risorse (Arrr), relativi alla raccolta differenziata. La percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani cresce, arrivando nel 2020 a quota 62,12%, ma l’effettivo avvio a riciclo è molto più basso e si ferma al 43%.

La generazione di rifiuti urbani in Toscana, pari nel 2020 a 2,156 milioni di tonnellate, è calata ad esempio di oltre il 5% rispetto al 2019. Anche il dato pro capite risulta in discesa con -25 kg/abitante (da 613 a 588 kg/abitante, avvicinandosi ai dati di fine anni 90). Il dato medio regionale (62,12%) inizia finalmente ad avvicinarsi a quello che per obbligo di legge la Toscana avrebbe dovuto raggiungere già nel 2012 (ovvero il 65%). Il Sud resta in coda ma registra la crescita maggiore rispetto a tutti gli altri Ato (50,15%, +3,53%).

Occorre potenziare l’impegno per dar vita a impianti che siano in grado di creare filiere del riciclo – spiega Monni – per mettere a disposizione delle industrie quantità crescenti di materie prime seconde derivanti dai rifiuti. A crescere però dev’essere anche la consapevolezza dei cittadini nel conferire i propri rifiuti negli appositi mastelli. Se solo il 43% dei rifiuti urbani raccolti viene effettivamente avviato a riciclo significa che oltre il 19% della raccolta differenziata (62,12%) viene di nuovo gettato via“.

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