Nei corsi d’acqua concentrazioni elevate di Glifosate e Ampa, ma anche di fungicidi ed erbicidi. Arpat: “Pratiche agricole da rivedere”.
di Gabriella Congedo
PISTOIA – Inquinamento da fitofarmaci: è ancora critica la situazione delle acque superficiali nella Piana pistoiese, anche se si intravedono deboli segnali di miglioramento. È quanto emerge dal report “Andamento della contaminazione da fitofarmaci nel territorio di Pistoia” appena pubblicato da ARPAT, contenente l’esito delle indagini svolte nel 2020 sulla presenza di pesticidi nelle acque. La relazione fa seguito a quelle degli anni scorsi con i dati dal 2016 al 2019.
Il monitoraggio ha riguardato tre reti idriche: le acque superficiali (laghi e corsi d’acqua), quelle sotterranee e quelle superficiali destinate alla potabilizzazione.
Più di 100 i principi attivi ricercati (erbicidi, fungicidi e insetticidi) a cui va aggiunto l’erbicida Glifosate e il suo prodotto di degradazione, l’Acido aminometilfosfonico (AMPA) la cui ricerca, essendo più complicata, è stata limitata alle stazioni ritenute più significative.
Come sempre le acque superficiali sono risultate di gran lunga le più inquinate: lo Standard di Qualità Ambientale (SQA) per i Pesticidi Totali (media annua) è stato superato in 9 stazioni su 18; per singolo principio attivo il superamento, sempre come media annua, ha riguardato 13 stazioni su 18.
“La maggior parte dei superamenti degli Standard di Qualità Ambientale – informa l’agenzia – sia come Pesticidi Totali che come singolo principio attivo, è dovuta al diserbante Glifosate e al suo metabolita AMPA che hanno raggiunto concentrazioni notevoli. La piana vivaistica Pistoiese e la Valdinievole sono interessate dalla rilevante contaminazione di queste due molecole e il contributo dell’acido aminometilfosfonico è generalmente preponderante rispetto al Glifosate”.
La maglia nera dell’inquinamento da fitofarmaci va ai corsi d’acqua della pianura a sud-est di Pistoia, quasi interamente occupata dai vivai. Qui, nonostante un trend in lieve diminuzione sia dei Pesticidi Totali che della media di Glifosate e AMPA, il livello di contaminazione è ancora molto alto e lo standard di Qualità da raggiungere lontanissimo. Record negativo per il fosso Quadrelli con un valore medio di pesticidi oltre 14 volte il limite. Anche l’Ombrone non scherza, con concentrazioni medie 7 volte oltre il limite. Bisogna poi considerare, spiega l’agenzia, che il lieve miglioramento registrato nel 2020 può essere una conseguenza del calo delle attività dovuto alla pandemia. Conviene dunque frenare l’ottimismo e attendere i dati dei prossimi anni.
Ma non ci sono soltanto Glifosate e AMPA. I corsi d’acqua della piana vivaistica pistoiese presentano concentrazioni elevate di fungicidi (Boscalid, Dimetomorf e Carbendazim) ed erbicidi (Pendimethalin, Isoxaben, Oxadiazon e Oxifluorfen).
Per quanto riguarda gli insetticidi neonicotinoidi (nocivi per gli impollinatori) Imidacloprid ha una frequenza maggiore ma in concentrazioni minori rispetto al passato mentre Acetamiprid è in notevole aumento.
Di fronte a questa situazione, ripete ancora una volta Arpat, occorrono “interventi correttivi delle pratiche agricole”. E nello specifico dovrebbero essere applicate “le misure indicate nelle “Linee guida di indirizzo per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei Siti Natura 2000 e nelle aree naturali protette” approvate con Decreto Ministeriale del 10/3/2015 e previste dal Piano d’Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari”.
E poiché si parla di un territorio ad alta intensità di vivai bisogna adottare con urgenza “misure per la mitigazione dei rischi associati alla deriva, al ruscellamento e alla lisciviazione dei prodotti fitosanitari, nonché alla loro limitazione, sostituzione ed eliminazione ai fini della tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile”. Più chiaro di così…
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