Oltre la siepe - di Sandro Angiolini

Un mondo di cicale: dalla produzione al consumo un terzo del cibo va sprecato

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A livello globale vengono gettati in media 121 chilogrammi di cibo a testa l’anno. Un modello distorto di benessere che ci sta costando caro.

 

di Sandro Angiolini

Le cronache di tutti i media sono state riempite, negli ultimi giorni, dalla notizia dell’evento “Young4Youth” tenutosi a Milano: 400 giovani (Greta compresa) provenienti da tutto il mondo che hanno dibattuto su quali possano essere le scelte politiche da adottare per contrastare il cambiamento climatico. Ma di questo tema ho già scritto varie volte, e oggi preferisco rivolgere la mia e la vostra attenzione ad uno solo parzialmente distante.

Il 29 settembre è stata la Giornata mondiale di consapevolezza sulle perdite e sugli sprechi alimentari. Dato che negli ultimi 12 anni abbiamo dovuto attraversare due delle crisi economiche più gravi degli ultimi secoli (nel 2008/2009 quella partita dagli USA, nel 2020 quella legata alla pandemia) si darebbe per scontato che problemi del genere siano ormai marginali. Purtroppo non è così.

Secondo il Food Waste Index Report 2021 del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) a buttare cibo per la maggior parte sono le famiglie, che scartano l’11% di alimenti, mentre servizi e punti vendita al dettaglio ne sprecano rispettivamente il 5% e il 2%. Ma aggiungendo a questi segmenti anche quanto si perde nelle fasi di raccolta, stoccaggio e trasporto delle materie prime agricole si supera tranquillamente il 30% della dotazione iniziale di alimenti. A livello globale vengono gettati in media 121 chilogrammi di cibo a testa l’anno, con significativi impatti ambientali, sociali ed economici. È come se ci stessimo giocando la possibilità di nutrire altri 2,5 miliardi di persone al mondo con le risorse già disponibili. Senza dimenticare i circa 690 milioni che soffrono attualmente la fame.

Come Italiani siamo messi un po’ meglio della media. Secondo il 1° rapporto “G8” su cibo e spreco in 8 Paesi del mondo siamo tra i meno spreconi in fatto di cibo, con solo poco più di mezzo chilo la settimana di alimenti gettati nel bidone della spazzatura: trend in continua decrescita dopo il Covid e che fa emergere come gli Italiani stiano ridando sempre più valore al cibo. Gli Statunitensi dichiarano invece di sprecare quasi un chilo e mezzo (1453 grammi) di cibo/settimana, seguiti dai Cinesi con 1153 grammi, quindi i Canadesi con 1144 grammi, poi ci sono i Tedeschi con 1081 grammi, quindi gli Inglesi (949 grammi) e gli Spagnoli (836 grammi).
Ma sono valori dichiarati, e presumibilmente inferiori alla realtà. E non considerano lo spreco di acqua, altra risorsa che scarseggia al mondo, soprattutto in certe aree.

Che fare? Di sicuro educare meglio i più giovani fin da piccoli e parlare più spesso di questi temi. In modo intelligente. Per qualche strano motivo viviamo in una società che tende a identificare il benessere con lo spreco: qualcuno si ricorda i servizi e le interviste fatte ai giovani benestanti che si vantano di spendere 3-4.000 euro in una sola serata di allegre bevute in compagnia? Ecco, forse possiamo promuovere nell’immaginario delle persone altri modelli di benessere e di felicità. Piuttosto che discutere se vivere come cicale o come formiche, cerchiamo di essere dei furbi Grilli.

 

Sandro Angiolini_piccolaOLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.

Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.