I volontari in piazza per sensibilizzare i fiorentini sulle vere cause della deforestazione e delle violazioni dei diritti umani.
FIRENZE – Tra l’agosto 2020 e il luglio 2021 sono andati “perduti” in Amazzonia oltre 10.470 km quadrati di foreste (il valore massimo dell’ultimo decennio). In pratica è stata disboscata una superficie pari a 13 volte la metropoli di New York. In soli 12 mesi. “Secondo alcuni esperti internazionali entro pochi anni (10-15 al massimo) la foresta amazzonica potrebbe essere talmente ridotta che smetterebbe di svolgere la sua funzione chiave di assorbimento di gas a effetto serra a livello mondiale” ha raccontato su queste pagine Sandro Angiolini “.
In occasione della Giornata mondiale dell’Amazzonia, che si celebra il 5 settembre, volontarie e volontari di Greenpeace sono scesi in piazza anche a Firenze, presso il caffè letterario delle Murate, come in molte altre città d’Italia, in difesa della foresta pluviale più importante del Pianeta.
Ai passanti è stato proposto un quiz per sondare la loro conoscenza sulle cause degli incendi e della deforestazione che mettono in pericolo l’Amazzonia. “Dalle risposte è emerso come, spesso, i fiorentini non siano pienamente consapevoli che gli incendi in Amazzonia sono legati anche ai nostri consumi – racconta Greenpeace – eppure, ogni due secondi, nel mondo un’area di foresta grande come un campo da calcio viene rasa al suolo, soprattutto allo scopo di produrre soia per mangimi e per fare spazio a pascoli di bovini. Ciò accade in particolare in Sudamerica, dove gli incendi sono spesso dolosi. Nell’Amazzonia brasiliana fra gennaio e luglio di quest’anno sono stati dati alle fiamme oltre ottomila chilometri quadrati”.
La grave perdita di biodiversità va di pari passo con le violazioni dei diritti umani. A Brasilia, per oltre una settimana, seimila persone appartenenti a numerosi popoli indigeni del Brasile hanno deciso di attendere insieme l’esito del giudizio della Corte Suprema federale brasiliana sul futuro delle terre indigene protette del Paese. “Mentre l’Amazzonia brucia, coloro che da sempre sono i custodi della foresta vengono cacciati dalle loro terre”, spiega Martina Borghi, responsabile campagna foreste di Greenpeace Italia.
La distruzione delle foreste è una minaccia per tutti. Come sottolinea l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) “il rischio di epidemie aumenta quando gli equilibri naturali sono alterati dalla deforestazione, perché si moltiplicano le occasioni di entrare in contatto con virus e batteri patogeni che dagli animali possono trasmettersi agli esseri umani compiendo un salto di specie (spillover)”. Insomma, ciò che mangiamo sta facendo ammalare il nostro Pianeta, ma minaccia anche la nostra salute.
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