Per esempio smettere di importare dal Brasile prodotti come carne e legname. A meno che non abbiano la certificazione di qualità ambientale.
di Sandro Angiolini
Mentre in Italia e in altre parti del mondo gli incendi continuano a dominare le cronache sull’ambiente come mai prima, dall’Amazzonia arriva un’altra notizia molto preoccupante: tra l’agosto 2020 e il luglio 2021 sono andati “perduti” oltre 10.470 km quadrati di foreste (il valore massimo dell’ultimo decennio).
In pratica è stata disboscata una superficie pari a 13 volte la metropoli di New York. In soli 12 mesi. Le ragioni sono sempre le solite: a parole i governi federale e dei singoli Stati che compongono il Brasile dicono di impegnarsi per regolare il taglio del bosco e combattere la deforestazione illegale, ma nella pratica i gruppi di potere locale fanno quello che gli pare (spesso uccidendo i residenti che si oppongono).
Risultato? Secondo alcuni esperti internazionali entro pochi anni (10-15 al massimo) la foresta amazzonica potrebbe essere talmente ridotta che smetterebbe di svolgere la sua funzione chiave di assorbimento di gas a effetto serra a livello mondiale. Con le conseguenze, anche per noi europei, che potete immaginare.
Possibile che non si possa fare niente in merito? Al di là della pressione politica internazionale da parte dell’Unione Europea e di varie associazioni che tutelano la natura, secondo me la via principale rimane una: limitare l’importazione in Europa e negli altri Paesi sotto la sua influenza di prodotti come il legname e la carne (che il Brasile esporta massicciamente) esclusivamente a quelli dotati di una certificazione di qualità ambientale (biologici e simili, ci sono da tempo schemi di certificazione forestale ben collaudati). Il resto rimane lì. Credo che solo allora Governi e imprenditori di quel Paese cominceranno a porsi alcune importanti domande…
In precedenti blog ho citato il fatto e descritto più nel dettaglio che l’Unione Europea sembra pronta ad adottare misure del genere per evitare concorrenza scorretta sulle proprie produzioni. Ora è il momento di agire: senza ulteriori ritardi.
P.S. Per chi cercasse un po’ di conforto rispetto al tema del rapporto Uomini/Foreste segnalo invece questo link a un bell’articolo (corriere.it-L’uomo che insegnava ad abbracciare gli alberi) uscito proprio nello stesso giorno della notizia relativa all’Amazzonia, apparsa sul quotidiano inglese “The Guardian”.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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