I disastri ambientali devono essere inseriti tra i reati che non vanno in prescrizione: è una scelta di civiltà.
di Sandro Angiolini
Su un noto giornale inglese (“The Guardian”) è apparsa pochi giorni fa la notizia che la principale società privata responsabile della gestione del ciclo dei rifiuti veniva multata di 1,5 milioni di sterline (circa 1,8 milioni di euro). Il motivo? Aveva illegalmente esportato in paesi non – OCSE (cioè non facenti parte di un gruppo di circa 40 Paesi ad alto-medio livello di sviluppo economico e di tutele legali) rifiuti speciali, contrabbandandoli per rifiuti “normali”: carta riciclata. In pratica, un metodo spiccio per disfarsi a basso costo di sostanze tossiche in luoghi come l’India e l’Indonesia.
La ditta, dopo un iniziale tentativo di sminuire l’accaduto, ha ammesso la propria responsabilità. D’altronde siamo in Inghilterra, dove la “pubblica vergogna” è ancora un movente importante, a differenza di tanti altri Paesi. Questo episodio è purtroppo solo la punta dell’iceberg: molti sono convinti che ne accadano a ripetizione, e basta guardare all’Italia per tornare alla frequenza del traffico illegale di rifiuti. Qualcuno si ricorda ancora della “Terra dei Fuochi”?
Per combattere questi crimini è necessaria un’azione integrata: trattati internazionali; controlli sulle norme europee e nazionali; incentivi per la raccolta differenziata e il riciclo (e per il minor consumo di beni); sensibilizzazione costante della popolazione; un sistema investigativo e giudiziario che funzionino. La soluzione a problemi complessi non risiede mai (o molto raramente) in un singolo provvedimento.
Su quest’ultimo punto, dalle nostre parti, la cautela è d’obbligo. La giustizia penale e soprattutto quella civile sono lentissime e incerte. Chi ci guadagna è proprio chi ha più interesse a delinquere.
È perciò essenziale segnalare l’appello che ieri un gruppo di associazioni (tra cui Libera e Legambiente) ha rivolto al Ministro della Giustizia Cartabia affinché, nella nuova riforma del sistema, sia inserito anche il reato di disastro ambientale tra quelli per i quali non entri in vigore, dopo due anni, l’improcedibilità per decorrenza dei termini. Al pari quindi dei reati di terrorismo, traffico di droga, violenza sessuale. Questo sì sarebbe civiltà.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
Aggiungi un commento