I danni sono evidenti sulle praterie di Posidonia, una volta molto più abbondanti. L’associazione: “Si faccia subito l’Area Marina Protetta”.
di Marcello Bartoli
GIANNUTRI (Gr) – Come ogni estate le coste dell’isola di Giannutri sono prese d’assalto da centinaia di imbarcazioni. E come ogni estate i fondali dell’isola vengono sistematicamente devastati dall’ancoraggio selvaggio: c’è chi butta l’ancora sulla prateria di Posidonia e chi sul fondale roccioso a pochi metri dalla roccia.
A lanciare l’allarme sulla distruzione dei fondali di Giannutri e del loro delicato ecosistema è Legambiente Arcipelago Toscano, che porta come esempio un episodio di malcostume nautico, uno fra i tanti, avvenuto domenica 18 luglio a Cala dello Schiavo, nel Golfo dello Spalmatoio.
Un motoscafo si è avvicinato a pochi metri dalla roccia (sarebbe dovuto rimanere ad almeno 100 metri), una persona si è gettata in acqua e ha buttato l’ancora sul fondale roccioso a una profondità di poco più di un metro. È questa una pratica illegale molto diffusa a Giannutri, fa notare Legambiente che l’ha più volte denunciata. I danni prodotti dalle ancore in anni di quest’andazzo sono ben evidenti sulle praterie di Posidonia, una volta molto più abbondanti.
La Capitaneria di Porto competente a intervenire è quella di Porto Santo Stefano, dista però diverse miglia ed è difficile che riesca ad arrivare sul posto in tempo utile. Succede così che questi trasgressori rimangano spesso impuniti.
Se l’ancoraggio selvaggio distrugge i fondali anche quello consentito produce altrettanti danni sulla prateria di Posidonia oceanica. “Il golfo dello Spalmatoio – spiega Legambiente – ha la più grande estensione di Posidonia oceanica di tutta l’isola ma non essendo zona protetta è sottoposto a una pressione notevole da parte degli ancoraggi i quali, finendo sulla Posidonia, nel tempo la distruggono (basta vedere i “buchi” formatesi all’interno delle praterie)”.
Che fare allora per proteggere questi preziosi ecosistemi? Intanto, rilancia l’associazione ambientalista, il Governo deve sostenere con più mezzi e risorse il lavoro di controllo e repressione svolto a Giannutri dalla Capitaneria di Porto Santo Stefano e dalle Forze dell’Ordine. Inoltre, ma questo è un problema nazionale, i trasgressori vanno colpiti nel portafoglio portando le multe irrisorie oggi previste almeno alla pari con altri Paesi europei a noi vicini, come la Francia.
Questi scempi non accadrebbero se Giannutri e tutto l’Arcipelago Toscano fossero un’Area Marina Protetta. È una classica storia all’italiana. Sono passati 25 anni dalla nascita del Parco, 39 anni dalla prima legge sulla protezione del mare che la prevedeva e 30 dalla legge quadro sulle Aree protette che ne ha ribadito l’istituzione. Ma dell’Area Marina Protetta ancora non si vede traccia. Legambiente: “Oggi gran parte dell’isola è interessata da aree 1 e 2 a mare che ricalcano le misure di salvaguardia istituite nel 1989 e che erano state pensate come provvisorie, in attesa appunto dell’Area Marina Protetta. Un’attesa però che non è mai finita”.
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