Oltre la siepe - di Sandro Angiolini

Perché 100 miliardi per rendere più sostenibile l’agricoltura europea non sono stati spesi bene

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Secondo la Corte dei Conti Ue le emissioni derivanti dal settore agricolo non sono diminuite e il consumo di fertilizzanti è addirittura aumentato.

 

di Sandro Angiolini

Non c’è due senza tre. Sembra questa la regola che regge anche i rapporti della Corte dei Conti della UE rispetto a come si spendono i soldi per incentivare un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente. Così almeno emerge dal rapporto uscito pochi giorni fa, e a cui i media italiani hanno dedicato pochissimo spazio (vuoi mettere con gli Europei di calcio e la crisi del M5Stelle…). Che fa seguito, appunto, ad altri due rapporti usciti nei decenni precedenti e caratterizzati da analogo e frustrante giudizio finale.

Ma vediamo più da vicino la questione. Il rapporto ha analizzato se e quanto la spesa di circa 100 miliardi di euro nel settennio 2014/2020, etichettati ufficialmente come “per la lotta al cambiamento climatico”, abbia effettivamente favorito e ottenuto la riduzione di emissioni dannose per il clima (di solito finanziando pratiche agricole più “sostenibili”, come la rotazione di colture diverse sullo stesso terreno o l’uso di prodotti chimici meno inquinanti). Niente da fare: il livello di emissioni derivante dal settore agricolo è rimasto sostanzialmente uguale e quello derivante dall’uso di fertilizzanti è addirittura aumentato tra il 2010 e il 2018.

Il rapporto si sofferma in particolare su un paio di punti:
– per ottenere migliori risultati si sarebbe dovuto puntare alla riduzione del carico di bestiame bovino (il maggior responsabile delle emissioni nocive per il clima), cosa che invece non è avvenuta; tra l’altro la UE continua a promuovere attivamente il consumo di carne.
– in Europa si continua a lavorare terreno coperto da torbiere (diffuse soprattutto in Paesi del Centro e Nord), che è sia essenziale per la biodiversità, sia perché in grado di rilasciare grandi quantità di CO2 quando disturbato. Molto di rado i fondi UE vengono invece impiegati per conservarlo come tale.

Il rapporto arriva in una fase cruciale per la definizione della nuova politica agricola europea, sia in termini di fondi disponibili che di scelte strategiche. Per quest’anno e per il 2022 assisteremo a un semplice “trascinamento” di fondi e regole già utilizzate nel settennio precedente, ma dal 2023 si dovrebbe cambiare strada, in teoria seguendo la direzione stabilita dalla Comunicazione “Farm to Fork” della Commissione UE.

Ma il fatto che gli Stati membri abbiano ottenuto di decidere ognuno a casa loro, con dei Piani Strategici nazionali, come usare i fondi europei lascia molti dubbi su come verranno perseguiti gli obbiettivi di sviluppo sostenibile del settore.

E dare la croce addosso ai soli agricoltori non serve granché: sono già oberati da tante norme e regole che fanno fatica a concentrarsi e attuare quelle davvero importanti. Senza contare che non vengono loro forniti servizi di aggiornamento professionale e di assistenza tecnica degni di questo nome. La ripresa del post-Covid dovrà necessariamente tenerne conto, altrimenti saranno guai. Per tutti.

 

Sandro Angiolini_piccolaOLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.

Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.







1 Commento

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  • Caro Angiolini,
    ti ho gia’ scritto ma forse l’indirizzo email non e’ piu’ quello.
    Ti consigliavo di leggere FOOD OR WAR di Julian Cribb (Cambridge University Press) solo €10 da ibs.it.
    Le soluzioni di Cribb per l’agricoltura di citta’, dove viene sprecato enormi volumi di acqua e gigantesche quantita’ di nutrienti preziosi, sono quasi fanta-scientifiche, ma se vogliamo arrivare a 10 miliardi di Homo sapiens sulla terra non vedo altra scelta. In piu’, questo tipo di agricoltura urbana ad alta intensita’ permette all’agricoltura biologica di rimediare il danno fatto dall’agricoltura industriale e da il compito di “re-wilding” ai piccoli agricoltori e alle first nations.
    Lo spreco di acqua e di nutrienti delle megalopoli e’ enormemente dannoso per gli oceani e non ce la possiamo permettere.
    Sono d’accordo con te che la situazione e’ veramente seria.
    Helen