Il Comitato per la tutela dei crinali mugellani: “Tra 25 anni questa tecnologia sarà superata e allora chi risarcirà le ferite al territorio?”.
DICOMANO-VICCHIO (Fi) – Il mese scorso le associazioni Ecolobby ed Ecolò hanno inviato alla Giunta regionale toscana le loro osservazioni sul progetto di un grande impianto eolico al Giogo di Villore, tra i Comuni di Vicchio e Dicomano (leggi qui l’articolo). L’eolico è l’energia più pulita di tutte, sostengono le due associazioni, e non realizzare quell’impianto sarebbe un errore.
Pubblichiamo ora un intervento del Comitato per la Tutela dei Crinali Mugellani nel quale si spiegano le ragioni di chi si oppone al progetto del parco eolico e si annuncia una mobilitazione in programma a Vicchio il 29 maggio.
Anche noi cittadini fortemente legati ai nostri territori, reputandoci fortunati di vivere e abitare questi luoghi ma anche consapevoli che questi patrimoni sono di tutti e per tutti, “i luoghi dello spirito” come qualcuno li ha definiti, ci teniamo a far capire a cosa rinunceremmo nel caso in cui l’impianto fosse realizzato.
L’area è di grande pregio naturalistico, come del resto tutta la montagna fiorentina e l’Appennino Tosco – romagnolo, culla di elevata biodiversità ed è situata vicinissima al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi di cui è un continuum eco sistemico. Riconosciuta come Zona di reperimento candidata a ospitare specie protette e percorsa da importanti rotte dell’avifauna, dista infatti una manciata di chilometri (circa 5) dalla Valle dell’Acquacheta, il crinale oggetto dell’intervento, risulta spartiacque tra la Toscana e la Romagna ed è attraversata dal Sentiero Italia 00 – Gea (Grande Escursione Appenninica, percorso trekking lungo 425 chilometri che collega la Liguria con l’Umbria) oltre a numerosi altri ‘Cammini’.
Il PIT (Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana con valenza di Piano Paesaggistico) la definisce come zona di “notevole valore naturalistico. (…) Il mosaico paesistico è decisamente dominato dalle formazioni forestali dove prevalgono le faggete e i boschi a dominanza di latifoglie” e il PIT si dà inoltre come obiettivi di qualità e priorità per quest’area il “mantenimento del valore estetico e tradizionale delle aree dei crinali nudi comprendenti le parti sommitali della dorsale appenninica”.
Ebbene, fatta questa doverosa introduzione vi invitiamo a farvi una bella passeggiata nei luoghi dove dovrebbero sorgere le “rinnovabili”, poi mentre siete lì pensate alle opere di fondazione necessarie a sostenere 8 aerogeneratori di 169 metri di altezza, pensate alle opere necessarie per portarle in loco e collegarle fra loro, pensate agli sbancamenti necessari per adeguare la viabilità di montagna, attualmente strade strette, strade bianche o poco più, per renderle percorribili da mezzi di trasporto con carico eccezionale.
Pensate che fra 20-25 anni questa tecnologia sarà sicuramente superata, fosse solo perché i costi di manutenzione superano l’effettiva economia del sistema. E allora chi si prenderà la briga di smontarle, se qualcuno se la prenderà? E se mai qualcuno lo dovesse fare, chi risarcisce la ferita che si è inferta nel frattempo nell’ecosistema fragile e pregiato delle nostre montagne e dei nostri boschi?
Cosa lasciamo nel suolo, nella sua stratigrafia, nel suo drenaggio di acque superficiali e profonde, cosa rimane dell’apparato vegetale e faunistico, del sottobosco e della sentieristica?
E’ stato messo in conto il materiale cavato e l’acqua drenata per produrre calcestruzzo in quota? E di cemento ce ne vuole eccome se si pensa che ogni plinto di fondazione di ogni aerogeneratore misura 20 metri di diametro ed è alto 3 metri (quanto una casa di un piano).
Senza poi considerare che siamo in zona a rischio simico e di frana, chi ci assicura la stabilità dei versanti in area a forte rischio idrogeologico?
Giusto per dare qualche dato dimensionale, la Mole Antonelliana di Torino è alta 167 metri, più o meno quanto gli aerogeneratori, mentre il Battistero di Firenze misura 25,60 metri di larghezza, circa come lo scavo per far posto a ogni plinto.
E poi quanti giorni sono previsti in opera su 365? Chi è stato incaricato e da chi per raccogliere i dati anemometrici? Quanto risulta intermittente il funzionamento e di conseguenza l’apporto effettivo in termini energetici?
E intanto i nostri crinali saranno, ahimè, frantumati!
Pensiamo che prima di tutto si debbano rinnovare i modi, evitando le vecchie logiche di sfruttamento delle nostre risorse. Se questi impianti sono effettivamente necessari, pensiamo a un piano nazionale per l’ubicazione. Pensiamo a tecnologie meno invasive, più sostenibili, magari ubicandole in aree già antropizzate e ancora meglio prendiamo davvero l’occasione per pensarle in termini di comunità energetiche.
D’altronde non è vero che “l’eolico è l’energia più pulita di tutte” in quanto intermittente, richiede l’assistenza del termico e, cosa sempre taciuta, è costosissima in relazione ai materiali impiegati e alla massiccia carbon footprint che la sua messa in opera richiede, c’è ricca documentazione scientifica e dibattito in merito.
Salvaguardiamo i nostri patrimoni naturali, così importanti tra l’altro per l’assorbimento di Co2 e per il mantenimento di un microclima ottimale oltre che per l’apporto che danno in termini lavorativi, culturali, paesaggistici e ricreativi.
Non a caso il 21 marzo di celebra la Festa delle Foreste e non è un caso che l’Ente Parco delle Foreste Casentinesi si è poi pronunciato con parere di valutazione di incidenza negativa. Un ‘no’ quindi dell’area protetta tosco-romagnola agli “impianti eolici industriali di grandi dimensioni” incompatibili con il paesaggio e la protezione degli ambienti appenninici nelle zone speciali di protezione ‘Muraglione-Acquacheta’.
Con la speranza di avervi fatto capire con queste poche righe che non si tratta solo di una questione “bellezza – bruttezza paesaggistica”, seppur anche questa molto importante, ma è in gioco la destinazione delle nostre montagne, il rispetto di un territorio così come ci è stato tramandato e come noi intendiamo lasciarlo a chi verrà dopo di noi.
Per questi motivi abbiamo deciso di far sentire la nostra voce scendendo in piazza Giotto a Vicchio il 29 maggio 2021 alle ore 16.30. Per i nostri crinali noi ci saremo!
Comitato per la Tutela dei Crinali Mugellani
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