Piccoli interventi possono favorire la deposizione delle uova di Zerynthia cassandra sulle piante nutrici. Lo dimostra una ricerca sul campo.
di Marcello Bartoli
ISOLA D’ELBA (Li) – Liberare alcune piante dai rovi può essere determinante per la sopravvivenza di una farfalla endemica dell’isola d’Elba in via d’estinzione. La farfalla in questione è la Zerynthia cassandra, detta farfalla di San Piero, una delle più belle e rare dell’Arcipelago Toscano. Le piante sono le Aristolochia, le uniche di cui le larve di questo lepidottero si nutrono. Piante che nell’isola resistono in pochissime aree, minacciate dagli incendi e dall’inselvatichimento della vegetazione.
Da qualche anno la conservazione e la sopravvivenza della Zerynthia cassandra sono al centro di una ricerca condotta da un team del dipartimento di Biologia dell’Ateneo fiorentino. Questa farfalla, una delle più importanti specie italiane, dopo essere stata segnalata all’isola d’Elba agli inizi degli anni Trenta sembrava scomparsa finchè non è stata ritrovata nel 2008. Da qui l’interesse dei ricercatori nell’analizzare le caratteristiche del suo habitat.
Adesso uno studio appena pubblicato dal team fiorentino ha dimostrato che liberare le piante di Aristolochia coperte dai rovi in una piccola area può permettere a una femmina di Zerynthia cassandra di deporre tutte le uova.
L’esperimento è stato condotto nel Santuario delle Farfalle Ornella Casnati nell’area dedicata alla farfalla di San Piero, nel Comune di Campo nell’Elba, in collaborazione con Legambiente e il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
“L’abbandono dei terreni agricoli e l’imboschimento degli habitat delle praterie rappresentano le principali minacce per le farfalle nelle aree europee e mediterranee – spiegano i ricercatori – Per la conservazione dei lepidotteri è cruciale ripristinare la qualità dell’habitat attraverso una gestione mirata”.
Lavorando sul campo i ricercatori hanno scoperto che la deposizione delle uova di Zerinthia cassandra è influenzata positivamente sia dall’irraggiamento che dalla rigogliosità della pianta nutrice. Di conseguenza sono intervenuti tagliando la vegetazione in eccesso che soffocava le piante: macchia mediterranea, canne e rovi. L’hanno fatto in inverno per non danneggiare i germogli di Aristolochia. È bastato questo per ottenere un aumento di circa due uova per pianta.
“Poiché il rimboschimento è tra le principali cause di declino per le farfalle europee e mediterranee – aggiungono i biologi – pensiamo che la nostra strategia possa essere applicata a molte altre specie di farfalle che vivono in habitat simili e, come la Zerynhtia Cassandra, sono minacciate dalla crescita eccessiva della vegetazione”.
Un sistema, quello sperimentato all’Elba per ripristinare l’habitat delle farfalle, molto economico e che non richiede competenze particolari. Minimo anche l’impatto ambientale viste le ridotte dimensioni dei tagli. Può essere invece importante replicarlo altrove per salvare popolazioni di farfalle in pericolo.
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