Lo sta portando avanti il Parco Nazionale Arcipelago Toscano insieme all’Università. Obiettivo: ottenere il riconoscimento ufficiale.
Redazione
ISOLA D’ELBA (Li) – La cipolla di Patresi, la cipolla ciatta e quella della Zanca. E poi il cavolo di Patresi e diverse varietà di fagiolo e pomodoro. Sono alcune delle antiche varietà locali dell’Isola d’Elba ancora conservate negli orti e nei giardini privati. Un patrimonio dell’attività agricola del passato che rischia l’estinzione, soppiantato dalle varietà commerciali selezionate per ottenere la massima produttività.
Ma adesso è in dirittura d’arrivo un progetto di ricerca, condotto dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano nell’ambito della tutela della biodiversità agraria, che si propone di ottenere per questi doni della terra il riconoscimento ufficiale di varietà locali dell’isola d’Elba. Oggetto di studio sono state anche alcune varietà autoctone di piante da frutto come susino, melo, pero, agrumi, ciliegio, vite e fico.
Il progetto è stato finanziato dalla Regione Toscana con fondi del Piano di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 (sottomisura 10.2 per il sostegno alla conservazione e all’uso sostenibile delle risorse genetiche in agricoltura) attraverso l’Ente Terre Regionali Toscane.
L’agronoma Giulia Spada e il professor Agostino Stefani della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa hanno analizzato le caratteristiche morfologiche distintive del fiore, del frutto e delle foglie mentre le analisi sono state svolte nei laboratori specializzati del CREA di Tavazzano (Lodi) e del Dipartimento Scienze della Vita dell’Università di Siena. Le ricerche hanno individuato differenze genetiche tra le varietà elbane e quelle commerciali o di altre regioni d’Italia utilizzate come confronto.
I dati così ricavati hanno consentito al Parco Nazionale di poter fare domanda di iscrizione di 29 varietà vegetali nel Repertorio Regionale delle Risorse Genetiche Locali della Toscana e all’Anagrafe Nazionale della Biodiversità di interesse agricolo e alimentare.
In attesa che l’iter si concluda il Parco ha già attivato alcune iniziative per garantire il mantenimento e la conservazione di queste varietà sul territorio elbano approvando un regolamento della Banca dei semi dell’Arcipelago Toscano e creando un albo di coltivatori custodi dell’Arcipelago Toscano, che prevede la collaborazione attiva degli agricoltori locali. Oltre a questo si stanno coinvolgendo nel progetto alcune scuole, vivaisti e trasformatori nonché agriturismi e altre strutture ricettive come gli ecohotel, che hanno messo a dimora le antiche varietà di frutti e ortaggi oggetto dello studio.
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