Dati allarmanti arrivano da ONU e Agenzia Europea per l’Ambiente. Poco è stato fatto nonostante gli impegni presi dagli Stati con l’Accordo di Parigi.
di Sandro Angiolini
Sono usciti in questa settimana un paio di rapporti prodotti da altrettante agenzie internazionali. Uno è intitolato “Acqua e agricoltura: verso soluzioni sostenibili”, rilasciato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente. L’altro è in realtà un comunicato emesso dal segretario delle Nazioni Unite a commento del primo rapporto che valuta gli impegni assunti finora dai vari Stati del mondo nell’adempiere all’Accordo di Parigi sulla lotta al cambiamento climatico. Mi accingo all’impresa titanica di riassumerveli entrambi:
– cominciamo dal rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. Le cose sono un po’ migliorate come riduzione del consumo di acqua in agricoltura, come riduzione del surplus di concimi utilizzati (o per meglio dire sprecati) e come inquinamento di azoto dei fiumi (-20%) tra il 2000 e il 2010, ma a partire da quel periodo gli indicatori ci dicono che ci siamo “seduti”, soprattutto in centro e nord Europa.
Per darvi un’idea, la concentrazione di azoto nelle acque sotterranee non è sostanzialmente cambiata nel corso degli ultimi 30 anni. Tutto questo quando la pressione dei cambiamenti climatici sta salendo, provocando più alluvioni, più dissesto idrogeologico, più siccità. Il rapporto ci dice in sostanza che dovremmo fare buon uso dei nuovi Fondi Europei per migliorare in fretta la qualità delle nostre acque, rivedendo il sistema di incentivi ai metodi di agricoltura sostenibile, facendo rispettare maggiormente le norme nazionali ed europee che già ci sono in materia, e soprattutto cercando di avere un approccio più integrato e coerente alla soluzione di questo tipo di problemi. Lette dall’Italia queste parole mi fanno subito venire in mente una decisa riforma di come opera la nostra Pubblica Amministrazione (chissà cosa ne pensa Brunetta…);
-il comunicato dell’ONU è semplicemente allarmante: nonostante le tante dichiarazioni pubbliche in merito, se si fa il conto di quanto impattino le decisioni effettivamente già prese (compresi i relativi impegni finanziari) si scopre che queste riusciranno a limitare solo dell’1% il livello di emissioni nell’atmosfera rispetto alle quantità emesse nel 2010 (a fronte del 50% necessario e stabilito entro il 2030).
La cosa si spiega in buona parte tenendo conto che solo 75 dei 197 Paesi aderenti all’Accordo hanno inviato i loro piani in merito. E due in particolare sono in ritardo: Cina e USA (questi ultimi devono ancora riaversi dalla presidenza Trump). Anche i piani spediti da Australia e Brasile appaiono inadeguati rispetto alle loro possibilità. C’è ancora speranza quindi? In parte sì, ma si torna sempre al solito problema: i danni ambientali sono così diffusi che è molto difficile capire chi ne soffrirà prima, e quindi mobilitare adeguatamente Governi e persone.
Una cosa però si potrebbe fare, e da subito: cominciare a vincolare i nuovi trasferimenti di fondi a quegli Enti e società che sono totalmente in regola con il loro bilancio ambientale. Questo non solo per il Recovery Fund (o Next generation EU), ma per tutti i trasferimenti pubblici. Gli strumenti per monitorare tutto questo già ci sono. Forse qualche sindaco, assessore regionale o primo ministro comincerebbe a ragionare in maniera diversa.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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