Un progetto dell’Università di Pisa per migliorare l’ecosistema del lago e proteggerlo da erosione, frane, siccità e inquinamento.
PISA – E’ lo specchio lacustre più grande della Toscana ma da decenni il suo ecosistema è malato. Un inquinamento che mette a serio rischio la sopravvivenza della flora e della fauna. Adesso però per il lago di Massaciuccoli le cose dovrebbero cambiare in meglio grazie a un progetto di ricerca europeo che vede impegnata in prima linea l’Università di Pisa. Il progetto si chiama Phusicos (“in accordo con la natura”) e ha l’obiettivo di definire, realizzare e collaudare soluzioni basate sulla natura che favoriscano il recupero ambientale del lago, migliorando gli ecosistemi ad esso collegati, favorendo la biodiversità e la fruibilità delle aree naturali.
Il progetto vuole dimostrare che le soluzioni basate sulla natura possono rappresentare misure robuste, sostenibili ed economiche per incrementare la resilienza del territorio e ridurre il rischio di eventi meteorologici estremi nei comprensori pede-montani e collinari. “La premessa di fondo di Phusicos è considerare la natura stessa una fonte di idee e soluzioni per mitigare il rischio rappresentato dai pericoli naturali causati dal clima – spiegano Nicola Silvestri, Monica Bini e Roberto Giannecchini –. Il progetto cercherà di colmare il vuoto di conoscenze specifiche relative ai rischi idro-meteorologici (inondazioni, erosione, frane, siccità)”.
Un esempio è l’impiego di tecniche agronomiche in grado di contenere i rischi di erosione e di perdita dei nutrienti dai campi coltivati che costituiscono una delle cause del degrado del lago di Massaciuccoli. Con la collaborazione di due aziende agricole della zona sono già iniziati i primi sopralluoghi per mettere a punto due sistemi alternativi di coltivazione dei terreni intorno al lago: il primo prevede il ricorso alle fasce tampone (buffer-strip), cioè a strisce vegetate larghe tre metri che circondano il campo su tre lati, lasciando libero solo il lato necessario per consentire l’accesso alle macchine. L’altro si ispira ai principi dell’agricoltura conservativa e consiste in una riduzione dell’intensità di lavorazione del terreno e nel ricorso alle cover-crops, cioè a coperture vegetali inserite fra una coltura e la successiva con scopi agro-ecologici”.
Fonte: Università di Pisa
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