L’associazione ambientalista a tre giorni dalla pubblicazione della carta delle aree potenzialmente idonee: “Ma i due siti toscani non sono certamente in pole position”.
di Iacopo Ricci
A tre giorni dalla pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) a ospitare il Deposito Nazionale delle scorie nucleari – in cui figurano anche due siti toscani – Legambiente Toscana chiede che sulla questione sia aperto un grande dibattito pubblico, partecipato e trasparente.
La memoria torna a quello che accadde nel 2003 quando, come ricorda l’associazione ambientalista, il governo Berlusconi e l’allora commissario della Sogin (la società statale incaricata dello smaltimento e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) con un colpo di mano scelsero per il Deposito Nazionale il sito di Scanzano Jonico, in Basilicata. Dopo una sollevazione popolare andata avanti per mesi la decisione fu ritirata. Un precedente assolutamente da non ripetere.
Questa volta le cose dovrebbero andare in un altro modo. A partire dal 5 gennaio ci sono 60 giorni di tempo per produrre delle osservazioni da parte dei cittadini alla mappa dei 67 siti proposti. “Ma non ci si può limitare a questo – interviene Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana e membro della Segreteria nazionale – Ribadiamo invece l’urgenza inderogabile di avviare un percorso trasparente, partecipato e condiviso con tutti i territori interessati, ossia va aperto come in Francia un grande dibattito pubblico”.
Quanto ai due siti toscani di Pienza-Trequanda e Campagnatico, scelta che ha scatenato un diluvio di polemiche (leggi qui l’articolo), “comprendiamo perfettamente lo sbigottimento degli amministratori locali e delle comunità interessate. Una sorpresa amara che ha preoccupato tutti i cittadini toscani, noi compresi”.
Ferruzza sottolinea però che la Toscana si trova in “fascia” media rispetto ad altre zone in Italia considerate più adatte. Va considerato poi che “nel farci carico della responsabilità collettiva d’individuare un Deposito Nazionale per le scorie nucleari, andremo comunque a migliorare uno status quo che vede oggi stoccate quelle stesse scorie in piazzali provvisori, assai improbabili sul piano della prevenzione del rischio d’incidente rilevante».
Altra questione è invece la tipologia di rifiuto nucleare che il Deposito unico di cui si sta discutendo in questi giorni dovrà accogliere. Legambiente chiede che sia destinato ad accogliere unicamente le scorie a bassa e media intensità che ospedali e centri di ricerca producono ogni giorno. Mentre per i rifiuti radioattivi più pericolosi – quelli derivanti dalle vecchie centrali atomiche dismesse (Trino Vercellese, Caorso, Borgo Sabotino e Garigliano) – andrà individuato un sito europeo collegialmente condiviso dagli Stati membri dell’Unione.
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