Secondo gli studi dell’associazione verrà rimosso un intero crinale. Uno scempio che avviene “nell’imbarazzante silenzio di amministrazioni comunali, comitati e associazioni”.
di Iacopo Ricci
PORTO AZZURRO, ISOLA D’ELBA (Li) – Sono iniziati i lavori per l’ampliamento della miniera Eurit del Buraccio, nel Comune di Porto Azzurro. Dalla cava in questione si estrae l’eurite, una pregiata varietà di caolino molto richiesta dall’industria delle piastrelle di ceramica. Il punto è, secondo gli studi di Legambiente, che l’ampliamento comporterà in pratica la rimozione dell’intera cima di una collina (circa 6 ettari e una volumetria complessiva di 818.000 m3 di escavo) con un fortissimo impatto paesaggistico e ambientale.
L’ok all’ampliamento era arrivato da una delibera con la valutazione di impatto ambientale adottata il 7 gennaio 2019 dalla giunta regionale su proposta del presidente Rossi. Un atto che Legambiente aveva definito “un clamoroso esempio di ipocrisia politica e di negazionismo ambientale” mentre il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano non aveva concesso al progetto Eurit la valutazione di incidenza ambientale.
Intanto però l’iter del progetto è andato avanti e la collina che sorge lungo una rotta migratoria tra le due uniche zone umide rimaste all’Elba ha ormai i giorni contati.
(foto di Legambiente Arcipelago Toscano)
“E’ cominciata, tra il forte rumore di un escavatore e il silenzio assordante di tutti coloro che dovrebbero occuparsene ed esserne preoccupati, la distruzione di una collina elbana con la tecnica del mountaintop removal, cioè eliminando la cima di un’area panoramica che sovrasta Lido di Capoliveri e Porto Azzurro – scrive in una nota Legambiente Arcipelago Toscano -. Un’operazione industriale estrattivista, arcaica, brutale e che avrà un fortissimo impatto paesaggistico anche su Portoferraio e Capoliveri. Tanto che era stata negata la valutazione di incidenza”.
Un ampliamento che secondo Legambiente avrà un impatto pesantissimo su ambiente, biodiversità e assetto idrogeologico dell’area. A cose fatte resteranno solo “alcuni ciuffi di sughere secolari, che le ruspe non potranno spianare, circondate da un deserto bianco e polveroso”.
Il tutto avviene, accusa il Cigno Verde isolano “nell’imbarazzante silenzio – o con la volonterosa complicità – delle amministrazioni comunali, della politica pavida con i forti, dei comitati e delle associazioni, evidentemente troppo impegnati a parlare di sviluppo sostenibile. Intanto, nel 2020, nel cuore dell’Elba, una collina elbana viene spianata per farne polvere”.
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