Dalla smart irrigation nei giardini di Firenze alla giungla urbana di Prato, anche le città toscane cercano di rigenerarsi per fronteggiare il cambiamento climatico.
Cosa sono le green city
Che ci piaccia o no il Covid ci costringerà a ripensare il nostro modello di sviluppo.
Nel dibattito sulla ripresa del nostro Paese post emergenza sanitaria e sul ruolo che in questa ripresa avranno le città entra anche il modello europeo delle green city; i centri urbani infatti – dove vive più di metà della popolazione del Pianeta – potranno giocare una parte importante per risolvere alcuni problemi a livello globale.
All’argomento è stata dedicata lo scorso luglio la 3^ Conferenza Nazionale delle Green City organizzata dal Green City Network, la rete promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Al centro i temi che richiedono un nuovo protagonismo delle città: dalla decarbonizzazione all’economia circolare, alla mobilità sostenibile, alla digitalizzazione, alle infrastrutture verdi. Un programma di rigenerazione basato sul modello delle green city, città che hanno deciso di puntare sull’elevata qualità ecologica per assicurare resilienza e sostenibilità e che, ancora di più dopo questa pandemia, possono essere una leva decisiva del Green Deal in Italia.
7 obiettivi strategici per rigenerare le città
La Carta, presentata in occasione della conferenza, propone 7 obiettivi strategici della rigenerazione urbana secondo il modello delle green city:
1) pianificazione urbana secondo una visione green;
2) azzeramento del consumo di suolo che genera degrado;
3) decarbonizzazione e impulso alle fonti rinnovabili;
4) azioni per rendere le città più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici;
5) qualità urbana e riqualificazione degli spazi pubblici;
6) qualità del patrimonio costruito migliorando l’efficienza energetica, l’uso dell’acqua, la gestione dei rifiuti;
7) aumento delle infrastrutture verdi.
Alla Carta hanno aderito finora oltre 70 città italiane. Sul sito Web del Green City Network alcune raccontano i loro progetti di rigenerazione urbana. Tra queste le due toscane Firenze e Prato.
Le esperienze di Firenze e Prato
A Firenze il Sistema Informativo del Verde Pubblico (SIVEP) consente di razionalizzare i processi informativi impiegati per la gestione del patrimonio verde del Comune di Firenze e della cintura fiorentina; tra i nuovi servizi digitali sviluppati per i cittadini vi è la Mappa del Verde tramite cui è possibile scoprire quanti, quali e come sono gli spazi verdi in città, il servizio Dona Un Albero che consente di donare un albero alla città dedicandolo a una persona cara, il servizio Un Albero per ogni Nato che garantisce la trasparenza della messa a dimora di un albero per ogni nuovo bambino registrato all’anagrafe, la Smart Irrigation, un sistema avviato nei due nuovi giardini della ex Officine Galileo e di Porta Leopolda dove sono stati installati irrigatori intelligenti connessi alla rete internet per rilevare le previsioni meteo e dotati di decine di sensori che misurano la temperatura e l’umidità del suolo allo scopo di “decidere”come e quando irrigare.
A Prato, il Piano operativo del Comune è rivolto al contenimento del consumo di suolo e prevede interventi per la resilienza e l’adattamento climatico; tra i progetti segnalati il “Parco Centrale di Prato”, ovvero 4 ettari entro le mura in luogo del vecchio ospedale, il parco fluviale che si snoda per 8 km lungo il fiume Bisenzio attraversando la città, il programma “100 piazze” che prevede non solo la riqualificazione delle piazze nel centro storico ma anche un intervento sistematico nelle frazioni, il “PIÙ Prato”, programma di rigenerazione che interviene nel Macrolotto Zero e prevede l’insediamento di funzioni pubbliche e nuove aree verdi tramite interventi di riuso e demolizioni selettive, il progetto “Parco lineare al Soccorso”, dedicato all’interramento della Declassata, asse primario urbano con 50.000 veicoli giorno che ricuce quartieri oggi isolati dall’arteria e dona un respiro all’area più densamente costruita della città. Infine la punta di diamante, Prato Urban Jungle, la prima giungla urbana al mondo che prevede di sperimentare in tre aree ad alta densità abitativa un nuovo paradigma urbano rispetto al quale la città esistente viene invasa dalla natura in spazi aperti e facciate, tetti ed interni. Il progetto, vincitore di un importante finanziamento europeo, coinvolge l’archistar Stefano Boeri e il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso.
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