A Serravalle Pistoiese crescono le difficoltà dei cittadini per le maleodoranze anche dopo l’acquisizione degli impianti da parte di Hera.
di Marcello Bartoli
SERRAVALLE PISTOIESE (Pt) – Dal 1 di luglio Herambiente ha iniziato uno studio sull’impatto olfattivo nell’area della discarica del Cassero, in concomitanza con la gestione da parte del Gruppo Hera, colosso nazionale multiutility, degli impianti dedicati ai rifiuti speciali. Il procedimento era iniziato a luglio dell’anno scorso con Pistoia Ambiente, società entrata a far parte del gruppo che si è fusa con Herambiente.
La società tratterà la quasi totalità dei rifiuti industriali prodotti dalle aziende della regione. “Non ero e non sono favorevole alla discarica – aveva dichiarato qualche giorno fa il sindaco Piero Lunardi -. Però quando sono iniziati i problemi con gli odori i responsabili del gruppo si sono subito interessati e spero che questa collaborazione continui”.
“I cattivi odori che rovinano la qualità della vita agli abitanti sono causati dal tipo di rifiuti conferiti nella discarica del Cassero e dal modo in cui vengono coperti”. È quanto sostiene il gruppo regionale Toscana a Sinistra che sul problema ha presentato una mozione e un’interrogazione. “Ci risulta che circa la metà del totale dei rifiuti conferiti sia costituita da fanghi di depurazione del percolato di varie discariche e da ceneri provenienti da inceneritori di proprietà del gruppo Herambiente trattati nel Centro Ecologico Romea a Ravenna”.
Toscana a Sinistra chiede innanzitutto alla Regione di fare chiarezza “sul tipo e sulla quantità esatta di rifiuti trattati nella discarica”. “La Giunta dovrebbe anche chiedere al gestore Herambiente di riportare entro il limite del 5% sul totale dei rifiuti quelli classificati CER e dunque riconducibili a fanghi di depurazione del percolato o a ceneri da incenerimento. Insomma, si tratta di riportarli alla stessa percentuale conferita prima dell’acquisizione della discarica da parte di Herambiente”.
“Inoltre – ha aggiunto il capogruppo Tommaso Fattori – riteniamo che per la copertura giornaliera dei rifiuti abbancati la Regione dovrebbe ritirare l’autorizzazione a utilizzare altre tipologie di rifiuti quali il pulper di cartiera, che non garantisce affidabilità di contenimento delle maleodoranze. Dovrebbe piuttosto essere stabilito l’utilizzo di terra nella misura di 15/20 centimetri per la copertura dei rifiuti abbancati in giornata”.
I controlli di Arpat sulle maleodoranze sono iniziati nel 2019. “La diffusione di maleodoranze dipende dalle condizioni meteo, di pressione, temperatura e umidità attorno alla zona della discarica – spiega in una nota l’agenzia regionale di tutela ambientale –. Le condizioni peggiori si hanno al tramonto, in quanto le altezze di miscelamento diminuiscono repentinamente e possono arrivare anche al di sotto dei 100 metri, favorendo l’abbassamento del ’plume’ proveniente dalla discarica e l’aumento della probabilità di percezione dei cattivi odori provenienti dalla discarica, anche in considerazione del fatto che le sostanze maleodoranti sono avvertibili a concentrazioni molto basse”.
“Gli accertamenti in campo e l’esame di tutta la documentazione acquisita e di quella trasmessa dal gestore anche a seguito dei controlli straordinari di Arpat hanno evidenziato inottemperanze alle prescrizioni Aia – continuava la nota – in particolare sulla gestione delle coperture a fine giornata e a fine settimana delle zone in coltivazione della discarica”.
Incalza intanto il Comitato per la salute pubblica di Casalguidi e Cantagallo: “Hera ha sempre affermato che tali odori provenissero da “altrove”, senza specificare dove o cosa fosse questo “altrove”. L’importante, per Hera, è di non ammettere ciò che davvero interessava, avere una discarica dove conferire migliaia di tonnellate mensili di fanghi di depurazione e ceneri derivate dall’incenerimento dei rifiuti”.
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