Umberto Mazzantini di Legambiente: “Alla fine ha vinto il bene comune. Ora si riaprano anche gli altri sentieri chiusi in tutta l’isola”.
di Marcello Bartoli
PORTOFERRAIO (Li) – Per sedici anni un cancello privato ha chiuso arbitrariamente il sentiero di Punta Penisola, in zona vincolata, da sempre liberamente accessibile a tutti. Una sentenza del TAR della Toscana ora ha messo la parola fine a questa storia; la proprietaria – una signora straniera – dovrà demolire il cancello con annessi e connessi e pagare le spese processuali.
Nell’agosto 2019 il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, a conclusione di una lunga vicenda punteggiata da ricorsi e segnalazioni di Legambiente – compreso un blitz di Goletta Verde nel 2012 – e sequestri e multe della Forestale, aveva ingiunto alla signora di demolire recinzione e cancello che chiudevano il sentiero perché realizzati senza il nulla osta obbligatorio dello stesso Parco e perché impedivano l’accesso al sentiero 251, «destinato alla libera fruizione collettiva».
La signora non si è data per vinta e ha fatto ricorso al TAR della Toscana contro l’ordinanza del Parco. La tesi era che quelle opere esistevano da «tempo immemorabile» e «mai sarebbero state oggetto di contestazioni». Si negava anche “l’esistenza di qualsivoglia diritto di uso pubblico o collettivo». Ma il TAR ha giudicato il ricorso infondato e lo ha respinto: la proprietaria dovrà ottemperate alle ingiunzioni del parco – demolire il cancello e le sue pertinenze – e pagare le spese processuali.
I giudici hanno ritenuto il ricorso infondato anche sulla base della documentazione fotografica fornita da Legambiente Arcipelago Toscano, risalente al 2008, che mostra la costruzione del cancello. «La realizzazione in zona vincolata di una cancellata del tipo di quella che chiude il fondo di proprietà della ricorrente (cancello metallico sostenuto da tratti di recinzione in muratura, uno dei quali a diretto contatto con una parete rocciosa, l’altro che si prolunga fino al margine della scarpata) esige il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica» si legge nella sentenza.
«Ci sono voluti 16 anni – commenta Umberto Mazzantini di Legambiente, rappresentante delle associazioni ambientaliste nel direttivo del Parco Nazionale – ma siamo testardi e alla fine hanno vinto il bene e l’interesse comune. Ringraziamo chi insieme a noi si è battuto per restituire un percorso pubblico a elbani e turisti. Ora questa sentenza deve servire da esempio e stimolo per le amministrazioni comunali dell’isola. Situazioni di questo tipo con accessi ai sentieri chiusi, soprattutto lungo la costa, non mancano praticamente in nessuno dei 7 Comuni elbani. La sentenza del TAR dimostra che la prepotenza non paga, ma solo se gli enti pubblici fanno il loro mestiere: difendere i beni comuni e i diritti dei cittadini, come ha fatto il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano».
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