La legge che sarebbe dovuta scattare a luglio slitterebbe al 2021. Zero Waste Italy chiede un incontro urgente con il Presidente del Consiglio.
di Gabriella Congedo
CAPANNORI (Lu) – È un semplice rinvio dettato da cause di forza maggiore oppure, con la scusa della crisi economica, si vuole colpire e affondare la Plastic Tax?
Nel cosiddetto “Decreto aprile” del Governo ancora in discussione si prevede, all’articolo 139, uno slittamento al 2021 dell’entrata in vigore della cosiddetta Plastic Tax.
La legge che sarebbe dovuta scattare a luglio stabilisce un esborso di 45 centesimi al chilo per i MACSI (Manufatti Con Singolo Impiego), cioè i prodotti usa e getta, con l’esclusione di alcune tipologie come la plastica riciclata e quella compostabile.
Un primo passo verso una graduale riconversione del settore per ridurre quei materiali che stanno soffocando il pianeta. Non la rivoluzione che molti vorrebbero, ma pur sempre un inizio.
Ora questa prospettiva di un rinvio, determinato come si sa dal pressing delle aziende sul Governo, fa infuriare Rossano Ercolini – presidente di Zero Waste Italy e coordinatore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero Capannori – che chiede un incontro urgente con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
“È una vergogna e sintomo di un modo di concepire l’attuale crisi in modo sbagliato – tuona Ercolini dalla sua pagina Facebook -. Non si esce dalla crisi Covid-19 concependo un “ritorno alla normalità” sinonimo di inquinamento e avvelenamento delle città e dei mari. La normalità non può essere distruggere l’ambiente e sprecare risorse naturali”.
E a proposito delle riaperture, non si possono cercare facili consensi “permettendo a ristoratori, alberghi, bar e commercianti di disseminare un usa e getta già messo al bando (e riconfermato tale) dall’Unione Europea”. Altrimenti viene il dubbio che i costanti riferimenti alla sostenibilità ambientale da parte del Governo altro non siano che “vuota e odiosa retorica”.
E anche sul tasto dolente dei dispositivi di protezione individuale (tonnellate di materiali non riciclabili che vanno ad alimentare gli inceneritori o finiscono nell’ambiente) “si lavori da subito a trovare soluzioni alternative all’usa e getta a partire da guanti e mascherine che altrimenti ci sommergeranno”.
Qualcuno lo sta già facendo producendo mascherine lavabili o almeno compostabili, ma senza il minimo incoraggiamento né sostegno dal sistema pubblico. “Sappiamo, perché interpellati – spiega Ercolini – che aziende come Eta Beta di Bologna o come Grafica 77 di Lucca (ma ce ne sono molte altre) devono fare salti mortali per poter mettere a disposizione articoli protettivi non usa e getta mentre dovrebbe essere proprio il sistema pubblico a favorire questa vera e responsabile capacità d’impresa”.
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