Anomalo innalzamento delle falde acquifere in Toscana per effetto del lockdown da Coronavirus. Cominciati i primi campionamenti nel pisano e nel grossetano.
PISA – Falde acquifere più alte in Toscana per effetto del lockdown. È questo il dato di partenza di uno studio promosso dall’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa e che vede coinvolta dell’Università di Pisa. L’obiettivo della ricerca è “fotografare” la situazione delle acque sotterranee in Toscana al tempo del Coronavirus. Fra gli effetti della l’emergenza sanitaria c’è stato infatti il blocco pressoché improvviso di molte attività industriali e artigianali idroesigenti, che richiedono cioè acqua per i loro processi produttivi, a cui si aggiunge anche una diversa ridistribuzione dell’acqua potabile dovuta all’assenza di studenti e turisti nelle principali città della regione.
“Grazie ai dati di monitoraggio quantitativo messi a disposizione del Servizio Idrologico e Geologico della Regione Toscana abbiamo già osservato un innalzamento delle falde idriche – spiega Roberto Giannecchini del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa –. Si tratta di un segnale in controtendenza rispetto alle medie stagionali anche perché da settimane sta piovendo molto poco; il nostro obiettivo è quindi capire il comportamento delle falde in risposta a una situazione indotta come il lockdown, non solo dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo, e questo anche per identificare gli effetti a breve-medio dello sfruttamento delle risorse idriche, talvolta molto intenso, di alcune aree della Toscana come Santa Croce, Bientina, bassa Val di Cornia, Piana di Lucca, Mortaiolo”.
L’indagine verrà svolta confrontando il monitoraggio quantitativo delle acque sotterranee con una mappatura delle attività in “lockdown” e non. Proprio in questi giorni sono cominciati i primi campionamenti per le analisi chimiche e isotopiche delle acque in alcuni siti selezionati, come quelli prossimi ai principali campi-pozzi toscani delle aree del pisano e del grossetano.
Fonte: Università di Pisa
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