Scarti di lavorazione mescolati ai rifiuti domestici venivano smaltiti o inceneriti senza autorizzazione. Nel piazzale esterno una vera e propria discarica.
di Gabriella Congedo
EMPOLI (Fi) – Tanti rifiuti di ogni genere mescolati insieme, confusione e sporcizia e, nel piazzale esterno, una vera e propria discarica.
Uno spettacolo indegno quello che si è presentato ai tecnici del dipartimento ARPAT del Circondario Empolese durante un’ispezione – condotta insieme alla Polizia municipale e alla USL di Empoli – in due laboratori di confezioni per la moda al piano terra e primo piano di un edificio in via dei Cappuccini a Empoli, dove l’ultimo piano è usato come abitazione.
Entrambi i laboratori non avevano nessuna documentazione che attestasse come i rifiuti dell’attività venivano gestiti, contabilizzati e smaltiti. Ma un muretto annerito nel piazzale esterno lascia supporre che una parte di questa roba venisse incenerita.
“Al momento del sopralluogo – informa una nota di ARPAT – il laboratorio al piano terra era inattivo e in uno stato di totale confusione e sporcizia sul pavimento e sotto i macchinari. I rifiuti derivanti dall’attività produttiva, come le fibre tessili e gli accessori per abbigliamento, anziché essere suddivisi per categorie omogenee erano mescolati ai rifiuti domestici”.
E di rifiuti, domestici e non, ce n’erano tanti. I sacchi neri ammonticchiati all’ingresso del laboratorio contenevano ritagli di tessuto mescolati a rifiuti di ogni tipo come bicchieri e bottiglie di plastica, contenitori di cibo e bevande, avanzi di cibo, mozziconi di sigaretta. Depositato alla rinfusa su una rampa di scale un ammasso di capi non ancora finiti.
Ma il peggio si trovava nel piazzale esterno attiguo al laboratorio: una vera e propria discarica con rifiuti di ogni genere mescolati agli scarti di lavorazione e accatastati alla rinfusa. C’era di tutto, dai materiali edili alle macchine da cucire in disuso, assi da stiro, un televisore, reti da letto, liquami in un secchio, cibo in decomposizione, persino un’automobile fuori uso. E poi la solita plastica e molta altra immondizia.
“Anche nel laboratorio che si trovava al primo piano dello stesso immobile – prosegue la nota di ARPAT – i rifiuti prodotti dall’attività erano raccolti in sacchi neri insieme ai domestici e depositati sul resede esterno.
L’esito degli accertamenti è stato riferito agli enti e autorità competenti e proposta l’adozione dei provvedimenti previsti per la rimozione, l’allontanamento, il recupero e/o il corretto smaltimento dei rifiuti presenti e il ripristino dello stato originario dei luoghi”.
Ancora una storia di inciviltà legata alla gestione illecita dei rifiuti. C’è solo da sperare in controlli sempre più frequenti e capillari che facciano passar la voglia a chi pensa di poterla fare franca.
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