Un bel progetto, ma affidato alle solite mani di chi ha causato il disastro. Per un vero sviluppo sostenibile la strada maestra è l’agroecologia.
di Mario Apicella
In un momento così particolare e per molti versi drammatico per l’intero pianeta, in cui stiamo assistendo attoniti a notizie, sempre pilotate, che gonfiano ciò che quattro “azionisti di maggioranza“ impongono mentre nascondono le stragi di bambini annientati per fame o per guerra anche sotto casa nostra, presento criticamente un manifesto che da quasi 5 anni si prova a utilizzare e che l’ONU stessa ha voluto redigere con l’intento ufficiale di “Trasformare il nostro mondo”, augurandomi si sia tutti coscienti che la più importante trasformazione parte in primis dal nostro saperci difendere.
Agenda 2030 è una risoluzione ONU datata 25 settembre 2015 che si propone di avvicinare la cittadinanza di tutto il pianeta alle istituzioni che devono finalmente iniziare a percorrere quello che dall’anno zero dovrebbe essere per tutti “Vangelo”.
Avendo individuato ben 169 traguardi e 17 obbiettivi, che anche in Italia le autorità e gli esperti preferiscono chiamare esoticamente e sportivamente “Goals” e che riguardando un pericoloso sviluppo sostenibile si preferisce mimetizzare nella sigla confusionaria “SDGs”, la risoluzione nel preambolo fa affermare a tutti i Paesi aderenti all’ONU che “Siamo decisi a liberare la razza umana dalla tirannia della povertà e vogliamo curare e salvaguardare il nostro pianeta. Siamo determinati a fare i passi audaci e trasformativi che sono urgentemente necessari…”
Tutto sembra filare alla perfezione con un gran bel progetto pieno di obiettivi ragionevoli e buone intenzioni, che come al solito viene però affidato alle collaudate mani di chi ha causato il disastro, come se a dei ragazzacci che hanno rotto i vetri della scuola si affidassero scopa e palette chiedendo anche a quelli che non hanno fatto danni di ripulire tutto e mettere nuovi vetri.
Non potendo dilungarmi eccessivamente, anche per non tediar nessuno, mi soffermo per questa volta solo sul grandioso terzo goal: “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”, scontato obiettivo che, ripeto, dall’anno zero ha visto profeti e maestri girare il mondo imponendo le mani e facendo miracoli, predicando soprattutto di amarsi gli uni con gli altri.
Il titolo e il tema da sviluppare, svolgere e concretizzare è abbastanza chiaro e non servirebbe altro per consentire a ogni Stato che si rispetti e che abbia un minimo senso di pudore di fare del suo meglio per realizzarlo o semplicemente per migliorarne l’ affermazione.
Non contenti di tale semplicità i nostri politici, i nostri scienziati e, perdonatemi la diffidenza, probabilmente anche i nostri economisti, hanno voluto a tutti i costi che questi obiettivi venissero misurati attraverso 139 favolosi indicatori di base. Come si farebbe altrimenti a capire che un Comune, una Regione o adirittura un intero Stato sono stati davvero virtuosi e avendo compreso il Vangelo lo hanno effettivamente ed efficacemente applicato?
Bene, fra i 30 indicatori redatti per questo determinante obiettivo, probabilmente con decisivi suggerimenti dell’OMS, troviamo in forma scorrevole e per molti logica: la copertura vaccinale in età pediatrica per polio (che non uccide quasi più nessuno1), la copertura vaccinale in età pediatrica per il morbillo, la copertura vaccinale in età pediatrica per la rosolia, la copertura vaccinale antinfluenzale per gli ultra sessantacinquenni e mi fermo qui, anche se troverete come indicatore di progresso sulla strada della salute e del benessere per tutti anche la percentuale di parti cesarei che un Paese o una regione riescono a elargire alle madri, così come la percentuale dei parti con più di 4 visite di controllo effettuate in gravidanza.
Sarebbe tutto logico, e per alcuni anche sensato, se facessimo finta di non sapere che mentre nel 1970 l’80% del bilancio dell’OMS era costituito dai contributi degli Stati membri e il 20% da quelli di privati, oggi il rapporto é l’esatto contrario e ad esempio tra i contributi versati dai privati la “Bill & Melinda Gates Foundation” (che vanta un patrimonio da 40 miliardi di dollari liberati dalla tassazione, risultando il secondo donatore singolo dell’OMS dopo il governo degli Stati Uniti e davanti al Regno Unito) si è concentrata sulla somministrazione dei vaccini nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto africani, destinando all’OMS nel 2016 e nel 2017 ben 900 milioni, di cui circa 434 vincolati a così detti programmi specifici che avvantaggiano, si dice, Bayer e Novartis.
Essendo queste le premesse demagogiche con cui intendono operare, forse servirà ridimensionare il rapporto di fiducia che ci vogliono proporre con tale grandiosa organizzazione mondiale e con le stesse “risoluzioni” ONU.
Forse per assicurare la salute ed il benessere, per tutti dobbiamo tornare a prender in considerazione i consigli di sante madri e di scienziati indipendenti come il professor Luc Montagnier1, Nobel per la medicina, che insistono sull’importanza di rinforzare la nostra più importante difesa sanitaria e culturale aggiungerei, costituita dal nostro meraviglioso sistema immunitario che, con una collaudata base genetica, si organizza grazie a una corretta alimentazione anzichè attraverso gli indicatori di Agenda 2030 o le sollecitazioni spesso contraddittorie dell’OMS.
Aggiungendo personalmente e a nome dell’agroecologia che per raggiungere obiettivi irrinunciabili serve ridurre il consumo di olio di palma, biomasse, biodisel, bioplastiche e soprattutto di carne prodotta da allevamenti intensivi alimentati con squilibranti e pericolosi OGM, il tutto coltivato ormai su oltre il 50% dei terreni disponibili, mentre è sempre più chiaro che gli antiossidanti, le vitamine, i sali minerali, i polifenoli, gli acidi grassi omega 3, contenuti nel fegato e nell’olio di fegato o nei pesci, così come nelle uova, nei funghi, nel coriandolo, nei peperoni, nel ribes nero, nel timo fresco, nel prezzemolo, nelle crucifere (cavolo, verza, broccoli), nei kiwi, negli agrumi, nel peperoncino piccante, nelle albicocche, nelle castagne, nelle carote, nella patata dolce, nella zucca, nelle arachidi, nel granturco, nel girasole, nell’olio extravergine di oliva, nei semi di girasole, nelle mandorle, nel curry, nell’origano, nelle nocciole, nell’avocado, nei cereali e nelle farine integrali, nelle lenticchie, nel latte, nell’avocado, nella frutta secca, negli spinaci, nelle fragole nei semi di lino, nelle noci, nella buccia di mele, nelle pere, nelle prugne e nella dieta mediterranea, se non provengono da coltivazioni e allevamenti naturali, biologici o biodinamici… quanto benessere e salute potranno mai assicurare?
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Mario Apicella nasce nel 1957 a Bari dove si fa conoscere come cantautore e audace paracadutista. Si è laureato nel 1984 in Scienze Agrarie discutendo una tesi sulla coltivazione della canapa nei paesi tropicali e sub tropicali. Dopo aver diretto un servizio di giardinaggio per delle cliniche private e aver cresciuto due meravigliosi figli, nel 2000 si è trasferito in Toscana dove ha iniziato a praticare la libera professione esclusivamente nell’ambito delle aziende biologiche, collaborando con le istituzioni più sensibili per valorizzare la biodiversità agraria e la gestione agroecologica dei territori.
Oggi con sua moglie Janina ha altri quattro bambini e continua a fare l’agronomo, è il portavoce del Biodistretto del Monte Amiata e gestisce lo Sportello Verde di Carmignano, Comune da cui si sente adottato e per il quale ha redatto un importante Regolamento per l’uso razionale dei pesticidi e un Atlante delle produzioni naturali e tradizionali, dei servizi e dell’ecoturismo di Carmignano.
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