Approvata all’unanimità in Consiglio regionale mozione di Sì-Toscana a Sinistra. Il capogruppo Fattori: “Aziende imbottigliatrici pagano canoni irrisori guadagnando da sfruttamento di un bene pubblico”.
Redazione
Il governo regionale della Toscana si è impegnato a promuovere il consumo dell’acqua di rubinetto e ad aumentare i canoni di concessione alle aziende che imbottigliano acque minerali. E’ stata approvata ieri all’unanimità dal Consiglio regionale – con alcuni emendamenti proposti dal Pd – la mozione presentata da Tommaso Fattori e Paolo Sarti di Sì-Toscana a Sinistra.
“Le aziende imbottigliatrici ottengono un guadagno privato dallo sfruttamento di un bene pubblico” ha spiegato intervenendo in aula il capogruppo Tommaso Fattori. “Eppure per utilizzare le sorgenti di acqua presenti sul territorio regionale sono previsti canoni di concessione irrisori. Inoltre il 90-95% delle acque vengono imbottigliate in bottiglie di plastica che contribuiscono all’aumento dei rifiuti”.
La mozione impegna la Giunta ad attivarsi per giungere a “una rimodulazione in aumento del canone” dovuto per “il permesso di ricerca di acque minerali” e per quello relativo alle “acque prelevate e imbottigliate, prevedendo di reinvestire i maggiori proventi in politiche e interventi di tutela della risorsa idrica e per lo sviluppo di una capillare filiera industriale del riciclo e del recupero dei rifiuti”.
La Giunta viene anche chiamata a intervenire presso la Conferenza Stato-Regioni per “promuovere un riordino della normativa di settore che preveda canoni uniformi sul territorio nazionale” e presso il Governo “per rendere obbligatorio il sistema di vuoto a rendere per le bottiglie di vetro e le lattine”.
Quello dell’acqua in bottiglia in Italia è un settore che non conosce crisi. Secondo i dati riportati nel dossier “Acqua in bottiglia” di Legambiente e Altraeconomia (2018) il giro d’affari viaggia intorno ai 10 miliardi di euro all’anno, con un fatturato per le sole aziende imbottigliatrici stimato in 2,8 miliardi di euro, di cui solo lo 0,6% arriva nelle casse dello Stato. Le aziende infatti pagano canoni che raggiungono al massimo i 2 millesimi di euro al litro (un costo di 250 volte inferiore rispetto al prezzo medio di vendita dell’acqua in bottiglia).
In Italia si consumano ogni anno oltre 14 miliardi di litri di acqua in bottiglia per una media pro-capite di 206 litri annui. Un consumo esorbitante che fa del nostro Paese il primo in Europa e il secondo nel mondo (dietro solo al Messico), stando ai dati forniti dal Censis. Un giro d’affari enorme a vantaggio di pochi che va a discapito dei cittadini, dell’ambiente e delle stesse casse statali.
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