Agricoltura

La burocrazia spegne i sogni di 1 giovane agricoltore su 2, male la Toscana

Immagine da Coldiretti
Immagine da Coldiretti
Secondo i dati Coldiretti in Italia il 55% dei progetti per l’insediamento in agricoltura dei giovani viene respinto. Ma in Toscana le domande bocciate raggiungono il 63%.

 

Si ha un bel dire che in Italia i giovani stanno tornando alla terra. Da una parte è vero, siamo primi in UE con 56.000 under 35 alla guida di imprese agricole (dati Coldiretti), ma dall’altra una micidiale burocrazia spegne il sogno di oltre un giovane agricoltore su due. E la Toscana è una delle regioni messe peggio.

I numeri forniti da Coldiretti sono sconfortanti: fra i quasi 39.000 in Italia che hanno presentato progetti per l’insediamento in agricoltura, il 55% è stato respinto per colpa degli errori di programmazione delle amministrazioni regionali. In Toscana il dato è anche peggiore della media nazionale, con il 63% di domande bocciate e solo il 23% di domande effettivamente pagate su quelle ammesse. Il rischio è di perdere i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea.

E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti all’1 gennaio 2020 sull’uso delle risorse comunitarie relative ai Piani di Sviluppo Rurale (PSR) del periodo 2014-2020 in occasione della consegna degli Oscar Green, il premio all’innovazione per le imprese che creano sviluppo e lavoro.

Ma anche per quanto riguarda le domande presentate e ammesse a finanziamento solo poco più della metà (55%) – denuncia la Coldiretti – è stata effettivamente pagata, con le conseguenti difficoltà per chi ha già effettuato gli investimenti e rischia ora di trovarsi scoperto dal punto di vista finanziario. Il risultato è la perdita di un potenziale di mezzo miliardo all’anno di valore aggiunto che le giovani imprese avrebbero potuto sviluppare.

L’andamento regionale sui progetti giovani presentati per i bandi PSR è molto differenziato da nord a sud della Penisola – spiega Coldiretti – infatti se in Lombardia è stato bocciato solo il 13% delle domande, in Emilia Romagna il 16%, in Trentino il 22% e in Valle d’Aosta il 23%, record negativi si registrano invece in Basilicata con il 78%, in Calabria con il 76%, in Puglia con il 75%, che tra l’altro non ha pagato neppure una di quelle ammesse.

La pressione burocratica, figlia anche della molteplicità di interventi tra loro non coordinati, finisce per rappresentare – precisa Coldiretti – un grave elemento di svantaggio soprattutto per un giovane che inizia il suo percorso imprenditoriale. In alcune regioni i tempi per evadere le domande di sostegno possono superare i due anni e mezzo. La burocrazia sottrae fino a 100 giorni all’anno al lavoro in azienda ma soprattutto, con l’inefficienza, frena l’avvio di nuove attività.

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