SOS tartarughe nel Mediterraneo: al via progetto europeo Life Medturtles coordinato dall’Ateneo di Pisa. Tanta tecnologia ma anche coinvolgimento diretto dei pescatori.
PISA – Droni per le ricognizioni aeree, una App per segnalare gli avvistamenti e un piccolo esercito di 100 tartarughe equipaggiate con appositi trasmettitori satellitari per tracciarne gli spostamenti in tutto il Mediterraneo. Sono alcuni degli strumenti al servizio degli scienziati impegnati in “LIFE MEDTURTLES”, un nuovo progetto europeo che intende proteggere due specie a rischio che popolano i nostri mari: la tartaruga comune (Caretta caretta) e quella verde (Chelonia mydas).
Il progetto, appena partito e coordinato da Paolo Casale e Paolo Luschi del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, è stato finanziato con circa 3 milioni di euro dalla UE sino al 2023. Dal punto di vista geografico, LIFE MEDTURTLES riguarderà Albania, Italia (in particolare il Mar Adriatico), Spagna, Tunisia e Turchia.
Per proteggere le tartarughe gli scienziati cominceranno con l’identificare i siti di nidificazione in Spagna e Albania. Qui la sfida sarà difendere queste aree dai predatori naturali, dalle inondazioni e dall’uomo, con misure che potranno andare dallo spostamento dei nidi in spiagge più adatte sino al recupero delle uova per far completare la schiusa in apposite incubatrici.
I ricercatori lavoreranno anche per ridurre l’impatto delle attività in mare coinvolgendo direttamente i pescatori di Spagna, Italia, Tunisia, Turchia e Albania. Ai pescatori verranno dati di attrezzi da pesca modificati per diminuire le catture accidentali e indicazioni su come trattare le tartarughe comunque catturate in modo da ridurne la mortalità. Fa parte del progetto anche una campagna di sensibilizzazione per evitare l’abbandono in mare di pezzi di attrezzi da pesca, che rappresentano un pericolo mortale per le tartarughe e sull’importanza di smaltirli in modo corretto. Infine, i pescatori verranno informati su quali sono le aree maggiormente frequentate dalle tartarughe marine.
“Ricaveremo le informazioni sulla distribuzione spaziale delle tartarughe integrando diverse fonti di rilevazione – spiega Paolo Casale –: facendo ricognizioni aeree con droni, monitorando gli spostamenti di circa 100 tartarughe equipaggiate con apposite trasmittenti e direttamente dai pescatori attraverso un approccio collaborativo di citizen science”.
Fonte: Univeristà di Pisa
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