Un’azienda trasformata in cooperativa di comunità diventa fulcro di integrazione sociale e punta sulle castagne a chilometro zero e prodotti sviluppati assieme a università e CNR.
CINIGIANO (Gr) – Tutto è iniziato con la chiusura del panificio. A Monticello Amiata, comune di Cinigiano nel grossetano, vivono poco più di quattrocento persone. Il forno, che dava lavoro a diverse persone, qualche anno fa ha tirato giù il bandone e tre giovani professionisti del luogo – un italiano, un turco e un egiziano – si sono inventati una nuova attività che ruota attorno alle castagne a chilometro zero. Così è nata nel 2016 la Biofan. Poi l’azienda si è trasformata in cooperativa di comunità ed è diventata oggi uno dei ventiquattro progetti di tutta la Toscana che la Regione a fine 2018 ha finanziato con un milione e 200 mila euro.
Dal panificio, racconta il presidente Lorenzo Fazzi, escono oggi prodotti bio e salutistici di alta qualità, un biscotto salato e un succo di castagne, sviluppati assieme a università e Cnr, un esempio di come innovazione e tradizione possono andare a braccetto. Ma la cooperativa, che ha affittato nel frattempo venticinque ettari di bosco, vende anche castagne sfuse e farina. Sta buttando un occhio su spacci che stanno chiudendo e che vorrebbe riaprire.
Sogna, per il futuro, magari un albergo diffuso pensando allo sviluppo turistico, si occupa anche della pulizia dei sentieri e sta creando posti di lavoro: anche per alcuni ragazzi migranti del locale centro di accoglienza, chiuso un anno fa a febbraio, che hanno deciso di rimanere. Come Alagi e Baucar, fuggiti dal Gambia e che lavorano oggi al forno, come un altro ragazzo africano del Sudan che ha trovato invece occupazione in un agriturismo che con la cooperativa collabora, come Sadik e Richard che potrebbero presto aggiungersi nell’orto biologico che sta crescendo e vorrebbe diventare luogo di scambio anche tra tecniche agricole dei paesi da dove questi ragazzi arrivano e quelle toscane. Un laboratorio sociale. E così la cooperativa, da occasione di sviluppo e per frenare lo spopolamento del borgo, che inizia ad attrarre pure diversi giovani, sta diventando anche strumento di integrazione.
“Si tratta di un’esperienza positiva, simile a quelle che stanno fiorendo in molti altri luoghi. Quando un anno e mezzo fa siamo partiti c’era una sola cooperativa di comunità in tutta la Toscana – racconta l’assessore Vittorio Bugli -. Oggi sono ventiquattro e con il nuovo bando che sta per uscire, finanziato con altri 740 mila euro, puntiamo raddoppiarle. Si tratta di realtà capaci di reggersi, una volta partite, sulle proprie gambe, che non generano solo occasioni di sviluppo ma anche servizi per il territorio”.
Quelle di comunità sono cooperative speciali, di cui fanno parte tutti gli abitanti (o quasi) di un borgo: la più famosa in Toscana, fino a un anno fa, era quella del Teatro Povero di Monticchiello, paese del senese colpito dalla crisi della mezzadria all’inizio degli anni Settanta e che allora ha scelto di aggregarsi intorno a un’idea di teatro di piazza che costituisce oggi un’economia importante per i residenti.
Esempio di economia collaborativa, molte di quelle che sono sbocciate da un anno a questa parte sono per lo più animate da giovani e donne, da gente che magari ha studiato e vuole provare a mettere a disposizione le proprie capacità nel posto dove è nata e non essere costretta invece ad andarsene.
Fonte: Regione Toscana
Aggiungi un commento