Inquinamento

Microplastica, ogni settimana mangiamo l’equivalente di una carta di credito

Microplastiche
La maggior parte proviene dall’acqua che beviamo. I primi risultati di uno studio commissionato dal WWF international e condotto dall’Università di Newcastle in Australia.

 

di Iacopo Ricci

WWF analisiOgni settimana, insieme a cibi e bevande, mandiamo giù una media di 5 grammi di plastica, l’equivalente di una carta di credito, per un totale di 2.000 piccoli pezzi.
Sono i primi risultati dello studio No Plastic in Nature, commissionato dal WWF all’Università di Newcastle in Australia, segnalato sul sito di Arpat (www.arpat.toscana.it).

I ricercatori hanno stimato la quantità media di plastica ingerita dall’uomo analizzando gli studi già esistenti sull’argomento. E purtroppo c’è poco da stare allegri: le microplastiche entrano nel nostro corpo attraverso l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo e l’acqua che beviamo.
Su un totale di 52 precedenti ricerche che l’Università ha incluso nei suoi calcoli, 33 hanno esaminato alimenti e bevande di uso comune contenenti microplastiche come acqua potabile, birra, frutti di mare e sale.

La maggiore responsabile dell’ingestione di plastica è risultata l’acqua potabile, sia del rubinetto che in bottiglia: attraverso l’acqua ogni persona ingerisce in media 1.769 particelle di plastica a settimana. Però con grandi differenze tra i vari Paesi: negli Stati Uniti e in India l’acqua contiene il doppio di plastica rispetto all’Europa.
Un’altra fonte non trascurabile sono i frutti di mare, con 182 particelle a settimana. Questo dipende dall’abitudine di consumare molluschi e crostacei interi, compreso l’apparato digerente, dopo che hanno vissuto in mari inquinati dalla plastica. Valori più bassi per la birra (10 particelle a settimana) e il sale (11).

Ma le microplastiche entrano nel corpo umano anche attraverso l’inalazione, seppure in misura molto inferiore. Come al solito molto dipende dall’ambiente. I risultati dello studio mostrano che l’aria interna è più pesantemente inquinata dalla plastica di quella esterna sia per la limitata circolazione dell’aria che per la presenza di polvere domestica e tessuti sintetici, che sono tra le fonti più importanti di microplastiche sospese.
L’esposizione alle particelle sospese nell’aria può variare parecchio a seconda delle condizioni locali e dello stile di vita ma un recente studio condotto nei Pirenei francesi ha scoperto che le microplastiche possono viaggiare nell’aria percorrendo molti chilometri e raggiungere zone ritenute incontaminate, lontane da centri urbani e industriali.

Adesso gli scienziati stanno lavorando per ottenere informazioni più precise. Alcune aree di indagine riguardano la mappatura (peso e dimensioni) delle particelle di rifiuti di plastica e il modo con cui – se consumate da un animale – viaggiano nel tessuto muscolare.
Un’altra parte della ricerca, quella che ci tocca più da vicino, riguarda gli effetti dall’ingestione di plastica sulla salute umana. Gli studi condotti fino a oggi dimostrano che oltre un certo livello di esposizione l’inalazione di fibre di plastica può produrre una lieve infiammazione del tratto respiratorio. Ma gli effetti negativi possono essere aggravati dalle sostanze chimiche e dagli additivi contenuti in alcuni tipi di plastiche, con ripercussioni sulla funzione sessuale, sulla fertilità e sull’aumento di mutazioni e tumori. Senza contare che le microplastiche disperse in aria possono trasportare sostanze inquinanti provenienti dall’ambiente circostante.
Va molto peggio per gli animali marini: per loro concentrazioni elevate di microplastiche nel sistema digestivo e respiratorio possono portare alla morte precoce.

Per approfondimenti si veda il documento WWF: No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion From Nature To People