Rifiuti e riciclo

“Fate packaging ecologici”, così Capannori scriverà ai grandi marchi

Rossano Ercolini e Luca Menesini
Rossano Ercolini e Luca Menesini
Dopo la lettera alla Ferrero, Centro di ricerca Rifiuti Zero e Comune inviteranno altri marchi famosi come Barilla, Rana, Rummo e Almaverde Bio a produrre imballaggi non inquinanti.

 

CAPANNORI (Lu) – Il bicchierino dell’Estathé è stato solo l’inizio. Il centro di Ricerca Rifiuti Zero e il Comune di Capannori, dopo aver scritto alla Ferrero perché metta sul mercato una versione ecologica del celebre thé freddo in brick, tornano alla carica e prendono nuovamente carta e penna per scrivere ad altri marchi famosi che impiegano imballaggi non riciclabili – soprattutto plastica mista ad altri materiali – affinché trasformino le loro confezioni rendendole differenziabili.

Il centro di Ricerca Rifiuti Zero ha appena concluso un nuovo “caso studio” sugli imballaggi compositi (quelli formati da un mix di materiali, in genere cellulosa e plastiche) non riciclabili allo scopo di rendere consapevoli i produttori.
‘Caso studio’ con cui si è riscontrato che i confezionamenti dei Tortellini Rana, della Pasta Rummo e delle Emiliane Barilla, ma anche di alcuni prodotti biologici di Almaverde Bio e di alcune catene commerciali (Conad ed Esselunga per i “Foodies”) sono costituiti da imballaggi “accoppiati” destinati a essere smaltiti nell’indifferenziato.

Parzialmente diverso il caso delle bustine per bambini dei Foodies (che contengono dei pupazzetti e delle figurine) che pur essendo differenziabili nella carta (ma è praticamente impossibile capire dove collocarle dalle istruzioni quasi illeggibili stampate sulla bustina) sono miste a plastica e contribuiscono a provocare il fenomeno dello “scarto di pulper” derivante dalle operazioni di riciclo della carta da macero. Simile il caso dell’imballaggio misto Aglute’n per alimenti senza glutine.

Particolare, poi, si è rivelato il caso delle Emiliane Barilla che presentano un imballaggio da smaltire nell’indifferenziato nel contesto di un’azienda che commercializza invece biscotti in confezioni a prevalenza cellulosica (con presenza però anche di plastica) che possono essere differenziate e avviate a riciclo. “Chiederemo come mai Barilla non adotta una soluzione equivalente a quella adottata per i biscotti” assicura Rossano Ercolini, responsabile del Centro di Ricerca Rifiuti Zero.

A brevissimo dunque a ciascuna azienda verrà recapitata una lettera per sollecitare soluzioni alternative all’attuale produzione di rifiuti in buona parte plastici e non riciclabili, ormai insostenibile.
“Il nostro obiettivo è rendere le aziende sempre più responsabili nel contribuire a ridurre la formazione dei rifiuti cambiando la filosofia con cui realizzano i loro imballaggi – dice il sindaco Luca Menesini – Solo così possono essere eliminati dal mercato e quindi dal circuito dei rifiuti materiali non riciclabili che inevitabilmente finiscono negli inceneritori”.

Purtroppo troviamo marchi famosi che nella loro retorica pubblicitaria evocano la sostenibilità ambientale ma con poca coerenza, poiché continuano a mettere in commercio imballaggi non riciclabili – fa eco Ercolini -. Per questo abbiamo deciso di scrivere chiedendo di sostituirli con altri ecologici, riciclabili o compostabili. Il nostro Centro di ricerca sta redigendo una ‘lista nera’ degli imballaggi non riciclabili ben più vasta, purtroppo, di quella per la quale a brevissimo scriveremo lettere di sensibilizzazione. Come sempre il nostro Centro non si limita a denunciare ma offre la propria collaborazione ‘open source”.

Fonte: Comune di Capannori

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