Cunial e Benedetti (Gruppo misto): Unesco premia chi uccide la vita. Gentilini (Isde): monocultura vinicola industrializzata che mette a rischio acque, suolo e salute.
Il paesaggio vitivinicolo delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene domenica 7 luglio è diventato Patrimonio mondiale dell’Umanità. Lo ha deciso all’unanimità a Baku, in Azerbaigian, il World Heritage Commettee Unesco composto da rappresentanze di 21 Stati che hanno il compito di valutare le candidature.
La decisione è arrivata dopo la bocciatura dell’anno scorso, quando l’iscrizione saltò per i voti contrari di Spagna e Norvegia. Così adesso salgono a 55 i siti italiani da proteggere e tutelare.
Tante le esternazioni di giubilo, in Veneto e non solo. Il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio ha parlato di “giornata storica per il Veneto e per l’Italia”.
Non tutti però brindano al riconoscimento Unesco. Le associazioni ambientaliste, tra cui Wwf, Legambiente, Pesticides Action Network, Marcia Stop pesticidi, da molto tempo stanno cercando di richiamare l’attenzione sugli effetti della viticoltura intensiva e dell’uso di pesticidi che caratterizza la produzione di Prosecco. Per loro dunque il blasone Unesco non è cosa da festeggiare.
“Con il riconoscimento attribuito alle colline del Prosecco dall’Unesco la monocoltura industriale basata su un ampio uso di pesticidi e responsabile dell’avvelenamento del suolo e delle acque, delle persone e della vita, nonché dell’erosione del suolo e della scomparsa della biodiversità è divenuta Patrimonio dell’Umanità. E su questo da brindare non c’è nulla”, affermano le deputate venete Sara Cunial e Silvia Benedetti (Gruppo Misto).
“Mentre gli abitanti delle terre del Prosecco non possono neanche aprire le finestre, passeggiare fuori di casa o far giocare i bambini in giardino – spiegano le parlamentari – c’è chi esulta per un’assegnazione che di meritato e meritevole non ha proprio niente. La gioia di Zaia, diffusa dai media e condivisa da colleghi e associazioni di categoria è oltraggiosa nei confronti di tutte quelle persone che a causa di questa produzione hanno perso la propria salute e le proprie libertà e offensiva rispetto a tutti i contribuenti italiani – continuano le parlamentari – In questi anni a questa produzione sono stati concessi milioni di fondi pubblici serviti solamente a implementare veleni e devastazione. Non un euro è stato utilizzato nella creazione di un modello sistemico e sostenibile in grado di dare benessere e ricchezza a tutti”.
Alle due deputate fa eco Patrizia Gentilini di ISDE – Medici per l’ambiente: “Le colline di Conegliano Valdobbiadene sono ormai diventate il simbolo di una monocoltura vinicola industrializzata che fa un uso smodato di pesticidi, cancella la biodiversità, mette sempre più a rischio la qualità delle acque, del suolo e soprattutto la salute delle comunità locali. L’espansione dei vigneti non risparmia nessuno, neppure le aree in prossimità di scuole ed asili”, ha commentato nel suo blog sul Fatto Quotidiano. “Un’ampia letteratura scientifica attesta ormai come l’esposizione residenziale a erbicidi, insetticidi, fungicidi ampiamente usati anche nella viticoltura intensiva rappresenti un importante fattore di rischio per la comparsa di tumori infantili, malformazioni, autismo, deficit di attenzione, iperattività e diminuzione del quoziente intellettivo”.
Preoccupazioni che sembra condividere anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa: “Adesso che le luci del mondo si sono accese su questa zona, e che tutto il mondo ci guarda e ci guarderà nei prossimi anni, è fondamentale che tutti gli attori istituzionali aumentino l’impegno per la tutela dell’ecosistema e della biodiversità trasformando questa zona in un esempio di sostenibilità libero dai pesticidi. Noi faremo la nostra parte”.
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