Mentre si alimentano i nostri peggiori istinti legati a odio e paura ci sono tanti segnali di realtà collettive che si stanno risvegliando.
di Laura Lop
Si parla sempre di impatto ambientale come un insieme di fattori causati dalle azioni dell’uomo, la specie più impattante del pianeta. Che siano grandi eventi, faraoniche costruzioni di grandi opere o piccoli gesti quotidiani, tutto produce una conseguenza alterante in termini naturalistici, economici e salutistici.
Dalla rivoluzione industriale in poi, nel giro di pochi decenni il livello inquinante è cresciuto senza sosta modellando il nostro presente che ci vede così messi:
– una biosfera alterata che già mostra l’anteprima di cambiamenti climatici irreversibili;
– la riduzione costante dello strato di ozono nell’atmosfera terreste (il cosiddetto buco nell’ozono) che ci protegge dai raggi solari pericolosi per la nostra salute;
– un’economia selvaggia che ancora si basa sullo sfruttamento sregolato di ogni risorsa naturale (dall’inquinamento delle acque, alla deforestazione, alla desertificazione dei suoli) senza rispondere o pagare per i danni causati in nome di un dare lavoro che però non riesce a svincolarsi dall’autodistruzione.
Oltre a perdere zone verdi e incontaminate, stiamo assistendo all’estinzione di molte specie di animali, di semi, di biodiversità. Produciamo troppi rifiuti, consumiamo troppe risorse.
Il nostro pianeta sovrappopolato sta diventando un’enorme pattumiera bollente, insufficiente per la nostra avidità, eppure sembra che la maggior parte di noi sia completamente indifferente all’argomento sopravvivenza.
La visione che ricerco è sempre quella olistica, nel senso etimologico di integrità personale mente/corpo/spirito e interconnessione tra tutti gli esseri viventi, da cui il nostro imprescindibile legame con la Terra che ci ospita.
In un momento di grave crisi del genere umano, in cui ogni certezza viene spinta a vacillare, si alimentano i nostri peggiori istinti legati a odio e paura, si storpiano per legge i valori fondamentali della nostra coscienza, ci sono tanti segnali di realtà collettive che si stanno risvegliando.
Sono artisti indipendenti che creano piattaforme nuove per diffondere un tipo di conoscenza mirato ad accrescere il nostro spirito critico;
istituti scolastici che siglano programmi dove il concetto di empatia e del prendersi cura prevale sull’importanza delle nozioni memorizzate e misurate con la competizione del voto;
il ricchissimo mondo dell’associazionismo che veramente contraddistingue il nostro Paese e di per sé potrebbe riempire ogni telegiornale con miriadi di buoni esempi.
Un modello sociale e culturale migliore di quanto abbiamo oggi si costruisce con lo sforzo ma anche con la trasmissione gioiosa di stimolanti informazioni dedicate alla nostra crescita.
Ho iniziato questo articolo pensando che non esiste una misurazione di impatto comunicativo inquinante. Considero l’alterazione di menti e cuori a suon di disinformazione martellante come l’attuale peggiore forma di inquinamento che ci tiene frustrati e incollati a bassi livelli di evoluzione dove si indica la pagliuzza e non si vede la trave.
Senza ricorrere ai pensatori orientali (ma ne consiglio la lettura) il nostro caro Albert Einstein da razionale scienziato ci spronava a non cadere nelle manipolazioni e scriveva: “tutto è energia, sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via, questa non è filosofia, questa è fisica.”
Laura Lo Presti vive sulle colline del Montalbano, circondata dalla Natura e dai suoi gatti. Attivista ambientale per passione, collabora con il Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori (www.rifiutizerocapannori.it) e con Ekoe società cooperativa (www.ekoe.org) per la commercializzazione di stoviglie e imballi ecologici.
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