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Lancet: una dieta planetaria per l’era dell’Antropocene

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Secondo uno studio della celebre rivista medica il ritorno a un’agricoltura senza chimica e un’alimentazione sana potranno salvare il pianeta.

 

di Patrizia Gentilini – Giunta nazionale ISDE

isde_logo_piccoloÈ di recente comparso su Lancet, prestigiosa rivista medica, un importante articolo sul cibo, sulla sua produzione sostenibile e sulle conseguenze nefaste degli attuali sistemi alimentari sia sulla salute delle persone che sugli equilibri dell’intero pianeta (1). L’articolo è frutto del lavoro congiunto di una specifica commissione composta da esperti di diverse discipline (salute umana, sistemi agricoli, economisti, studiosi della sostenibilità ambientale ed ecologica) provenienti da 16 Paesi del mondo ed ha il suggestivo titolo: ”Il cibo nell’Antropocene: la Commissione di Lancet sui regimi alimentari salutari e sulla loro produzione sostenibile”.

L’articolo, di oltre 40 pagine, è corredato da 357 voci bibliografiche, è scaricabile gratuitamente per intero e non solo delinea in modo dettagliato e puntuale il panorama dell’attuale produzione alimentare ma fornisce anche una serie di suggerimenti concreti e di indicazioni che ci sono sembrate di grande interesse e sulle quali soprattutto intendo soffermarmi.

L’articolo riporta dati già noti e ampiamente citati in questa rubrica, come quelli della insostenibilità dell’attuale modello agricolo sia per gli equilibri complessivi del pianeta che per la salute delle persone. L’agricoltura occupa attualmente il 40% dei suoli, usa il 70% delle riserve di acqua ed è responsabile del 30% delle emissioni di gas climalteranti, ma contestualmente da un lato 820 milioni di persone sono sotto alimentate, 151 milioni di bambini sono rachitici, oltre 2 milioni di persone sono carenti di micronutrienti, dall’altro stanno aumentando le malattie legate a diete non salutari e ipercaloriche, si contano oltre 2 miliardi di obesi e la prevalenza di diabete è raddoppiata negli ultimi 30 anni.

E’ quindi assolutamente urgente invertire questa situazione e i 10 “punti chiave” individuati nell’articolo di Lancet sono i seguenti:

1.Il cibo non salutare e prodotto in modo insostenibile rappresenta un rischio globale per le persone e il pianeta. La produzione alimentare globale è la più grande pressione causata dagli esseri umani sulla Terra, minaccia gli ecosistemi e la stabilità del sistema terrestre.
2. Le attuali diete, combinate alla crescita della popolazione (10 miliardi entro il 2050), esacerberanno i rischi per le persone e il pianeta. Il peso globale delle malattie non trasmissibili peggiorerà e gli effetti della produzione di cibo sulle emissioni di gas serra, sull’inquinamento da azoto e fosforo, sulla perdita di biodiversità e sull’uso di acqua e terra ridurranno la stabilità del Pianeta.
3. La trasformazione in diete sane da sistemi alimentari sostenibili è necessaria per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e l’accordo di Parigi.
4. Le persone devono poter usufruire di DIETE SANE, ovvero che garantiscano un apporto calorico appropriato, che abbiano un aumento di alimenti vegetali e una riduzione di alimenti di origine animale e grassi saturi, con piccole quantità di cereali raffinati, cibi trasformati e zuccheri aggiunti.
5. Entro il 2050 bisogna ridurre di oltre il 50% il consumo globale di cibi “malsani”, come carne rossa e zucchero e viceversa aumentare di oltre il 100% il consumo di cibi sani, come noci, frutta, verdura e legumi.
6. Con il cambiamento dalle diete correnti a diete sane si possono evitare circa 10,8-11,6 milioni di morti all’anno (riduzione del 19 · 23.6%).
7. Una produzione alimentare sostenibile deve salvaguardare la biodiversità, ridurre l’uso di acqua e gestirla in modo responsabile, ridurre l’inquinamento da azoto e fosforo, produrre emissioni zero di biossido di carbonio (CO2) e non causare ulteriori aumenti di metano ed emissioni di protossido di azoto.
8. Entro il 2050 bisogna ridurre almeno del 75% il divario di rendimento, ridistribuire a livello globale fertilizzanti azotati e fosforo e migliorare il riciclaggio del fosforo. Sono necessari miglioramenti radicali nell’efficienza dei fertilizzanti e nell’uso dell’acqua, bisogna adottare pratiche agricole che spostano l’agricoltura da fonte di produzione di carbonio, quale è attualmente, alla sua riduzione.
9. Gli obiettivi per una dieta sana da sistemi alimentari sostenibili si intrecciano con tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite su acqua dolce, clima, terra, oceani e biodiversità.
10. Questo obiettivo universale per tutti gli esseri umani è a portata di mano, ma richiederà cambiamenti sostanziali verso abitudini alimentari sane, forti riduzioni nelle perdite e sprechi di cibo e importanti miglioramenti nelle pratiche di produzione alimentare.

In conclusione, come non essere d’accordo su tutto questo? Da tempo abbiamo ben capito che l’agricoltura, da principale responsabile dei grandi problemi dei giorni nostri, può essere anche la chiave di volta per la loro soluzione se torna ad essere un’agricoltura che rinuncia alla chimica, ridà fertilità ai suoli e produce cibo che dà salute alle persone e non malattie. L’accesso a diete idonee e salutari è un diritto umano fondamentale e per questo non abbiamo mai pensato al cibo biologico come un privilegio per pochi, ma a un diritto per tutti.

Bibliografia
Food in the Anthropocene: the Eat – Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems  The Lancet Commisions 2019: 393; 447-92