Dalla conta dei rifiuti in spiaggia alla segnalazione di cetacei e tartarughe in difficoltà, tanti i modi per contribuire anche da vacanzieri al monitoraggio dell’ambiente marino.
di Iacopo Ricci
Dalla conta dei rifiuti sulle spiagge al monitoraggio degli organismi subacquei, dalla segnalazione di cetacei e tartarughe marine in difficoltà all’SOS meduse. Una vacanza al mare può diventare un’ottima occasione anche per i non addetti ai lavori – purché muniti di solida coscienza ambientale – di contribuire alla ricerca e alla raccolta dati. Sono ormai numerosi i progetti di citizen science studiati per coinvolgere cittadini e vacanzieri nelle ricerche scientifiche sull’ambiente marino.
Senza la pretesa di essere esaustivi, vediamone qualcuno più da vicino.
I protocolli di base che permettono di comparare i dati raccolti sono quelli forniti dall’Agenzia europea per l’ambiente (AEA), l’organismo che coordina la Marine Strategy di tutti i Paesi europei che si affacciano sul mare. L’AEA ha anche un proprio progetto di citizen science: Marine LitterWatch, che consente agli utenti “volontari” di monitorare, identificare e segnalare tramite app i rifiuti marini trovati sulle spiagge.
È seguendo il protocollo scientifico dell’Agenzia europea che Legambiente promuove ogni anno l’indagine Beach litter invitando i suoi circoli, i volontari e i cittadini a setacciare le spiagge italiane contando i rifiuti e trasmettendo poi i dati raccolti all’AEA per completare il quadro a livello europeo.
Con la stessa metodologia Legambiente promuove ogni estate Vele Spiegate, un campo di volontariato in barca a vela di una settimana nell’Arcipelago toscano che prevede la pulizia delle spiagge inaccessibili, il monitoraggio dei rifiuti e l’avvistamento di cetacei.
Il protocollo standardizzato dell’Agenzia europea è alla base anche delle attività di Clean Sea, il progetto LIFE che si occupa del problema dei rifiuti in mare e sulle spiagge. LIFE sta compilando una mappa delle zone dove l’accumulo di rifiuti comporta un rischio per la biodiversità con l’aiuto di diportisti, subacquei, pescatori sportivi e ricreativi e tutti i frequentatori del mare, invitati a compilare appositi questionari.
E in modo specifico ai volontari subacquei si rivolgono due progetti:
il protocollo MAC (Monitoraggio Ambiente Costiero) della Onlus accademica Reef Check. I volontari, opportunamente istruiti, osservano e verificano lo stato degli habitat marini costieri e delle scogliere coralline;
la ricerca Divers United for the Environment, che valuta il grado di biodiversità degli ambienti marini lungo le coste del Mediterraneo osservando la distribuzione di alcuni organismi considerati come indicatori. I dati sono raccolti da subacquei sportivi che devono compilare una scheda di rilevamento.
Se invece, mentre siamo in mare, avvistiamo un capodoglio, una megattera o un delfino possiamo partecipare alla campagna “Cetacei, FAI attenzione!”, ideata da Tethys ONLUS con il contributo dei “Luoghi del Cuore” del Fondo Ambiente Italiano. I dati raccolti con le segnalazioni permettono di creare specifiche mappe che si possono consultare liberamente sul sito della campagna.
Anche l’associazione Jonian Dolphin Conservation conduce campagne di osservazione e ricerca dei cetacei nel Golfo di Taranto, coinvolgendo turisti e cittadinanza a bordo di un catamarano, con il supporto scientifico del Dipartimento di Biologia Marina dell’Università di Bari.
E come dimenticare le meduse? Con Jelly watch, Jellyfish map o Jelly Watch Program è possibile segnalarne la presenza nelle spiagge e aiutare gli scienziati a definire mappe di distribuzione.
Per finire, se siamo in vacanza al mare in Toscana e avvistiamo squali, cetacei o tartarughe marine in difficoltà dovremo allertare subito la Capitaneria di Porto (numero blu 1530) che attiverà la rete regionale per il recupero dei cetacei e tartarughe coordinata da ARPAT, a supporto dell’Osservatorio Toscano per la biodiversità. Se possibile, si consiglia di corredare la segnalazione con fotografie e tutti i dettagli sul ritrovamento. In caso di ritrovamento di tartarughe marcate con la targhetta di plastica sul carapace ci si può mettere in contatto diretto con l’ente e l’operatore che vi sono indicati.
Fonte: ARPAT
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