Uno studio internazionale coordinato dall’Università di Pisa. Tra gli scenari possibili una selezione di specie resistenti ad alte temperature, inondazioni o coltivazioni nello spazio.
PISA – Per produrre nuove foglie e fiori sembra che le piante abbiano bisogno di poco ossigeno. La scoperta arriva da uno studio internazionale appena pubblicato su Nature e condotto dai ricercatori dell’Università di Pisa, Acquisgrana, Copenhagen, Heidelberg e della Scuola Superiore Sant’Anna.
“L’identificazione di questa capacità delle piante – spiega Francesco Licausi, professore associato di Fisiologia vegetale all’Università di Pisa e coordinatore della ricerca – può avere molteplici applicazioni, per esempio nella selezione di specie capaci di resistere a stress ambientali che riducono l’ossigeno, come le alte temperature o le inondazioni, ma anche per scenari più avveniristici come le coltivazioni nello spazio, dove le condizioni di microgravità riducono appunto il trasporto di ossigeno”.
Armati di una combinazione di sensori microscopici, di tipo elettronico e biotecnologico, i ricercatori sono arrivati a individuare questo meccanismo nelle piante misurando i livelli di ossigeno in una regione di circa poche centinaia di cellule, definita “meristema del germoglio”. In questo modo, hanno potuto osservare che i livelli di ossigeno calano drasticamente proprio nei tessuti responsabili della produzione di nuove foglie e fiori dove agisce una proteina sensibile all’ossigeno, chiamata ZPR2.
Questa scoperta segue quelle fatte negli anni passati dalla stessa squadra di ricercatori e rappresenta un notevole passo avanti nella comprensione di come la produzione di nuovi organi sia legata a parametri ambientali, influendo quindi su crescita e produttività.
“Il mantenimento di condizioni di carenza di ossigeno per mantenere pluripotenza non è specifico delle piante: numerosi tipi di cellule staminali, incluse quelle umane, condividono questo requisito – conclude Daan Weits, ricercatore olandese al PlantLab della Scuola Sant’Anna e primo firmatario della ricerca – Questa similarità è stupefacente se si considera quanto piante e animali sono distanti da un punto di vista evolutivo, sebbene entrambi rappresentino i vertici evolutivi della vita multicellulare sul nostro pianeta”.
Fonte: Università di Pisa e Scuola Superiore Sant’Anna
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